=== La geografia linguistica ===
{{Vedi anche|Geografia linguistica}}
[[File:Arc en cielalf.JPG|miniatura|286x286px|Una pagina dell{{'}}''Atlas Linguistique de la France'' riportante le differenti pronunce dell'espressione «arc en ciel» nelle varie regioni francesi]]
Sempre in questo periodo si ricorda la nascita della [[geografia linguistica]] con Georg Wenker ([[1852]]-[[1911]]), che partendo dal proposito di fissare i confini geografici di ogni lingua si accorse tuttavia che i confini dei singoli dialetti procedevano in modo irregolare ed era impossibile tracciare delle linee nette: fra di essi infatti, oltre ad alcune differenze, possono anche esserci caratteri comuni, presentando grandi oscillazioni. I linguisti riuscirono comunque a suddividere geograficamente gli idiomi in generici blocchi e nel [[1881]] fu pubblicato il primo atlante moderno della lingua, l’l{{'}}''Atlas linguistique de la France'', per opera dello svizzero [[Jules Gilliéron]] ([[1854]]-[[1926]]). In Francia infatti i dialetti stavano dissolvendosi velocemente di fronte all’ascesa di una lingua nazionale, e la necessità di una loro raccolta sistematica era più che mai essenziale. E se l’opera di Wenker alla fine restò come una raccolta di materiali, quella di Gilliéron aveva presentato per la prima volta i materiali stessi in forma cartografica. Gilliéron pose inoltre in primo piano i concetti dell’“[[Omofonia (linguistica)|omofonia]]” e dell’“[[Paretimologia|etimologia popolare]]” affermando che alcuni lessemi si confondono per omofonia con altri lessemi di diverso significato (ad esempio in alcune regioni della Francia manca il verbo ''serrare'' nel senso di “chiudere” perché è invece usato il verbo omofono ''serrare'' nel senso di “segare”: nel Meridione infatti, dove era usata la falce dentata, era più utilizzato quest’ultimo termine). Si può allora concludere che la geografia linguistica ha dimostrato che non esistono limiti precisi fra dialetti, ma solo confini di singoli fatti linguistici; definire quindi un dialetto in base a una sola caratteristica è del tutto arbitrario.
Dopo Gilliéron, in tutta Europa furono redatti sempre più atlanti linguistici (si ricordi in Italia l’l{{'}}''[[Atlante linguistico italiano|Atlante Linguistico Italiano]]'' di [[Matteo Giulio Bartoli|Matteo Bartoli]], ripreso poi da [[Ugo Pellis]], Carlo Grassi, Michele Melillo, Giovanni Tropea e Temistocle Franceschi).
=== ''Parole e Cose'' ed onomasiologia ===
{{Vedi anche|Onomasiologia}}
Altra importante teoria fu quella dell’indirizzo Parole e Cose (''Wörter und Sachen'') di [[Hugo Schuchardt]] e Rudolf Meringer, per cui il significato delle parole non può essere studiato basandosi soltanto sul puro materiale linguistico, ma la ricerca etimologica e semantica dev’essere affiancata dallo studio delle “cose”, dando così origine all’[[onomasiologia]]. [[Carlo Salvioni|Carlo Savioni]] ([[1858]]-[[1920]]) e Ernst Tappolet ([[1870]]-[[1939]]) vengono considerati i fondatori di quest'ultima indagine, ovvero lo studio dei concetti e degli oggetti in base al loro dominio linguistico. Prendendo ad esempio un concetto ''x'', si indaga su come il suo [[significato]] sia espresso attraverso i vari [[Significante|significanti]]. Si tratta al tempo stesso di [[Lessicologia|ricerche lessicologiche]], [[Semantica|semantiche]] e di geografia linguistica, che dimostrano come certi significati incidano sull’immaginario collettivo a prescindere dalla lontananza geografica di certi territori. Così la ricerca etimologica si trasforma in viva e completa storia della parola, non più ridotta esclusivamente alla [[fonetica]] e alla semantica.
Si è ad esempio notato come la pupilla dell’occhio sia chiamata in molti territori “perla dell’occhio” (''perla de l’očo'' a [[Venezia]], ''perle del voli'' a [[Udine]], ''perna'' a [[Cosenza]], ''mârdzeaua di ocliu'' in [[Lingua arumena|macedo-rumeno]], ''acu zîle'' in [[Lingua lettone|lettone]], ''kus-sərźi'' in [[Lingua ciuvascia|ciuvasso]], ''yen-čū'' in [[Lingua cinese|cinese]]).
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