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*la ''documentazione'', che poteva derivare dalla testimonianza diretta (in greco ''autopsia'', "il vedere da sé"), dallo studio dei documenti, dalla conoscenza delle dinamiche politiche;
*la ''patina letteraria'', tanto che lo scritto di storia era inteso come ''opus oratorium maxime'' ([[Cicerone]]), nel senso che il racconto si snodava in una prosa d'arte che, accanto ad un utile insegnamento, doveva anche offrire un piacevole intrattenimento letterario;
*l'''interesse per i personaggi'', cioè il cosiddetto [[metodo prosopografico]] (dal greco ''[[prosopon|pròsopon]]'', "faccia", e ''gràpho'', quindi "notizia di personaggi") che privilegiava le imprese di pochi protagonisti trascurando perlopiù le condizioni economiche e sociali, la mentalità popolare, la vita quotidiana;
*l'idea che la storia sia ''magistra vitae'' in quanto consente di fare previsioni per il futuro sulla base di quello che è accaduto in precedenza: gli antichi infatti, avendo una concezione circolare del tempo, ritenevano che la storia si ripetesse e quindi l'uomo potesse trarre dagli esempi del passato una lezione su come comportarsi in analoghe circostanze. Quindi l'attività dello storico doveva avere anche lo scopo di far emergere l'insegnamento della storia.