Depressione esistenziale: differenze tra le versioni

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La depressione esistenziale è stata, e lo è tuttora, oggetto di studio della [[psichiatria fenomenologica]] quella corrente [[Psichiatria|psichiatrica]] che, più di tutte, nel corso del [[XX secolo|Novecento]] fino a oggi, ha cercato di instaurare un rapporto costitutivo con la [[filosofia]], in particolare quella di [[Edmund Husserl]] e di [[Martin Heidegger]].
 
==La psichiatria fenomenologica e il modello biopsicosociale==
La psichiatria fenomenologica nasceva dalla constatazione dei limiti della psichiatria positivista ottocentesca (psichiatria organicista) che interpretava la malattia mentale come fosse esclusivamente di origine organica e quindi modellava il suo metodo sull'esempio delle scienze naturali ma questo le impediva di concepire lo psichico, poiché lo statuto anonimo e meccanicistico proprio dei modelli neuroscientifici non avrebbero mai permesso di capire il vissuto del singolo paziente. Il contributo che la riflessione filosofica vuole dare alla psichiatria è stato proprio quello di aiutarla a superare quel paradigma organicista ("biomedico") e di provare a porsi nei confronti del paziente nell'ottica del paradigma che oggi viene detto [[modello biopsicosociale|bio-psicosociale]], una strategia di approccio alla persona, che attribuisce il risultato della [[malattia]], così come della [[salute]], all'interazione intricata e variabile di fattori [[biologia|biologici]] (genetici, biochimici, ecc.), fattori [[psicologia|psicologici]] (umore, personalità, comportamento ecc.) e fattori [[sociologia|sociali]] (culturali, familiari, socioeconomici , ecc.)<ref>Santrock, J. W. (2007). ''A Topical Approach to Human Life-span Development'', 3rd edn. St. Louis, MO: McGraw-Hill.</ref> da identificare e correggere<ref>{{cita news| autore= Engel George L | anno= 1977 | titolo= The need for a new medical model: A challenge for biomedicine | pubblicazione= [[Science]] | volume = 196 | pp= 129–136}}</ref>. Il modello biopsicosociale trova applicazione in discipline che vanno dalla medicina alla psicologia alla sociologia; la sua accettazione e prevalenza variano tra discipline e culture <ref>{{cita news| autore= Penney J. N. | anno= 2010 | titolo= The biopsychosocial model of pain and contemporary osteopathic practice | pubblicazione= International Journal of Osteopathic Medicine | volume = 13 | edizione= 2| pp= 42–47 }}</ref>.
 
==Binswanger e la "fenomenologia oggettiva"==
[[Ludwig Binswanger]], in particolare, evidenziando la difficoltà di distinguere nei casi più gravi la depressione nella sua "forma esistenziale" (Daseinsgestalt) dalla depressione clinica patologica <ref> L. Binswanger, ''Melanconia e mania. Studi fenomenologici'', Bollati Boringhieri, 2006</ref> affermò di trovarsi di fronte a una fenomenologia ''solo'' soggettiva: essa infatti «''si limita a confrontarsi con [...] le esperienze soggettive (normali o patologiche) di una persona, escludendo, con questo, che la psichiatria possa consegnare significati alle esperienze psicotiche che non possono essere rivissute da ciascuno di noi, quando non sia immerso in esse'' <ref> L. Binswanger (2007) ''Per un'antropologia fenomenologica. Saggi e conferenze psichiatriche'', Feltrinelli,</ref>, cosa che accade, in generale, nel caso delle [[psicosi]], quando le [[allucinazioni]] e i [[Delirio|deliri]] "allontanano" in maniera apparentemente invalicabile l'esperienza del malato, da quella dello psichiatra (sano). Giunto a questa conclusione Binswanger si dedicò allora a una ricerca di una "fenomenologia oggettiva" ricavandola dall'analisi della filosofia di Heidegger.
 
La fenomenologia heideggeriana ci dice che l’uomo non è semplice coscienza o mero soggetto sempre uguale a se stesso nel tempo ma è "Esser-ci" è "l’essere-nel-mondo" ossia il suo manifestarsi come esistenza <ref>M.Heidegger (1927), ''Essere e Tempo'', Trad. It. (2015), Arnoldo Mondadori Editore, Milano.</ref> e quindi concepisce se stesso in vista dei suoi progetti futuri: allora una psicoterapia non potrà che rivolgersi al futuro del paziente. «Così, la depressione sarà una patologia che consegue alla chiusura inaspettata e definitiva magari di un orizzonte di attesa, una patologia in cui l’individuo perde la sua capacità progettuale ed inizia a vivere solo nel presente, quasi identificandosi totalmente con il contesto in cui (soprav)vive.»
 
==Depressione e melanconia==
Per questo la depressione esistenziale viene spesso accostata alla [[malinconia]] a quell'emozione cioè, caratterizzata da un costante scoramento e impotenza, che va dalla semplice e scostante sensazione malinconica a una forma anche grave di [[disturbo depressivo|depressione]] (detta anche in linguaggio psichiatrico [[melanconia]] o melancolia, o più raramente melencolia). La malinconia è infatti una sorta di tristezza di fondo a volte [[inconscio|inconsapevole]] che «... prima ancora che una dimensione radicale di ogni depressione è uno stato d'animo, una ''Stimmung'', che come l'angoscia (clinicamente del resto, angoscia e melanconia, ansia e depressione sono spesso l'una associata all'altra) riempie di sé ogni esistenza» <ref>Bugna p.75</ref>. che porta un soggetto al vivere passivamente, senza prendere iniziative, adattandosi agli avvenimenti esterni con la convinzione che non lo riguardino o che in essi non possa avervi un ruolo determinante. Il malinconico vive il tempo come uno stato di transitorietà volgendosi verso un passato o un futuro, fuori dal tempo, che è reputato impossibile da stabilire nel presente. «In questo senso, la psicoterapia si pone nell’ottica di cercare di aprire, partendo dai modi di essere e fare esperienza del paziente, nuovi orizzonti di senso che lo "rilancino" verso il suo futuro. Al contrario, se l’assunto di base circa la natura umana ci porta a paragonare l’uomo ad una macchina è indubbio che la psicopatologia sarà considerata come un errore di funzionamento della mia macchina-cervello e dunque la psicoterapia sarà un intervento tecnico di riparazione del guasto.» <ref>[https://www.psicologiafenomenologica.it/filosofia/la-svolta-ontologica-di-heidegger/ ''La svolta ontologica di Heidegger'']</ref>
 
La psicoterapia deve invece avere «... come oggetto [non] il cervello ma [...] un soggetto, una persona, analizzata e descritta nelle sue emozioni, nei suoi pensieri, nelle sue fantasie, nelle sue immaginazioni: nei suoi modi di essere che non si identificano nel comportamento ma nei significati che si esprimono in ogni singolo comportamento.» <ref> E. Borgna (s.d.) ''Introduzione al quaderno: attualità e prospettive della fenomenologia'', in: www.isuri.org.</ref>