Ardengo Soffici: differenze tra le versioni

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[[File:Artgate Fondazione Cariplo - Soffici Ardengo, Veduta serale del Poggio.jpg|thumb|upright=1.6|Ardengo Soffici, ''Veduta serale del Poggio'', 1952 ([[Fondazione Cariplo]]).]]
 
Nato da famiglia di agiati agricoltori, Egle Zoraide Turchini, proprietaria di una filanda di seta, e Giovanni Soffici, nella primavera del [[1893]] si trasferì a [[Firenze]] con i suoi e assistette, senza nulla poter fare, alla rovina finanziaria del padre che condusse la famiglia alla povertà.
 
=== Vocazione per l'arte ===
I suoi studi, indirizzati verso l'[[arte]] e solo marginalmente verso la [[letteratura]], furono presto interrotti ed egli dovette cercarsi un lavoro presso lo studio di un [[avvocato]] fiorentino. Risalgono a questo periodo i suoi contatti con un ristretto gruppo di giovani artisti che si muovevano intorno all'[[Accademia di belle arti di Firenze|Accademia delle Arti]] e alla Scuola del Nudo, dove erano maestri [[Giovanni Fattori]] e [[Telemaco Signorini]]<ref>Maurizia Tazartes, [http://www.ilgiornale.it/news/ritorno-casa-soffici-nella-factory-ardengo-dov-nato-900.html ''Ritorno a casa Soffici: nella factory di Ardengo dov'è nato il '900 italiano''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150222033740/http://www.ilgiornale.it/news/ritorno-casa-soffici-nella-factory-ardengo-dov-nato-900.html |data=22 febbraio 2015 }}, ''[[Il Giornale]]'' del 15 maggio 2009.</ref>. Tra gli artisti che conobbe all'Accademia di Firenze si ricorda lo scultore e pittore emiliano [[Giuseppe Graziosi]], con cui instaurò un rapporto di fraterna e duratura amicizia. Soffici giunse attraverso la [[pittura]] nel mondo della [[cultura]] e da autodidatta divenne scrittore.
 
=== Il soggiorno parigino ===
Era intanto morto il padre, e la madre si era trasferita presso alcuni parenti a [[Poggio a Caiano]]; così Soffici nel [[1900]] decise di abbandonare l'ambiente ristretto in cui viveva e, imitando alcuni amici artisti, tra cui Giuseppe Graziosi, si recò a [[Parigi]]. A Parigi Soffici lavora come illustratore su riviste importanti come [[L'Assiette au Beurre]]; è malpagato e conduce una vita di stenti e rinunce. Qui però ha la possibilità di incontrare artisti emergenti e già affermati come [[Guillaume Apollinaire]], [[Pablo Picasso]] e [[Max Jacob]]<ref>[[Aldo Palazzeschi]], ''Tutte le poesie'', a cura di Adele Dei, I Meridiani Mondadori, Milano 2002, p. LXI.</ref>, e frequentare il mondo vivace che si era formato intorno alla rivista ''La plume''.
 
Per quest'ultima e per ''L'Europe artiste'' scrive numerosi articoli. Importanti anche gli incontri con artisti e scrittori italiani, come [[Giovanni Vailati]], [[Emilio Notte]], [[Mario Calderoni]], [[Giovanni Papini]] e [[Giuseppe Prezzolini]], con il quale, nonostante la diversità di carattere, al ritorno in Italia stringerà una forte [[amicizia]].<ref>{{cita|Gri|p. 233}}.</ref> È in questo periodo che si formano le radici di Soffici scrittore. Egli infatti inizia a scrivere articoli di critica d'arte, che invia al Papini. Gli articoli saranno pubblicati sul ''[[Leonardo (rivista)|Leonardo]]'' con lo pseudonimo di ''Stefan Cloud'' ("nuvola di corone", ma forse solo "Stefano Nuvola").
 
=== Il ritorno in Italia ===
Rientrato a Firenze nel [[1907]] e stabilitosi a Poggio a Caiano, Soffici consolida la sua amicizia con Papini, che incontrava al [[caffè Paszkowski]] o invitava nella casa del Poggio a Caiano. Di quell'epoca è anche l'amicizia con [[Giuseppe Prezzolini]]<ref>I cui scritti comparivano sul ''Leonardo'' sotto lo pseudonimo di ''Giuliano il Sofista.''</ref>, col quale fondò ''[[La Voce (rivista)|La Voce]]'' nel [[1908]]; egli ne disegna la testata e in seguito, con la cura delle rubriche d'arte, ne diventa uno dei più impegnati collaboratori.
[[File:Soffiic36.jpg|thumb|left|upright=1.3|Ardengo Soffici nel suo studio nel 1928]]
Contemporaneamente inizia la collaborazione ada una singolare rivista mensile, ''[[La Riviera Ligure]]''<ref>[http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=333&RicProgetto=personalita ''Soffici Ardengo''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150222032246/http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=333&RicProgetto=personalita |data=22 febbraio 2015 }}, in "Archivi di personalità. Censimento dei fondi toscani tra '800 e '900", SIUSA (Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche).</ref>, pubblicata dai fratelli [[Angiolo Silvio Novaro|Angiolo Silvio]] e [[Mario Novaro]] ada [[Oneglia]], alla quale contribuivano con i loro scritti [[Giovanni Pascoli]], [[Grazia Deledda]], [[Giovanni Marradi]], [[Luigi Pirandello]], [[Francesco Chiesa (scrittore)|Francesco Chiesa]] e gli allora meno noti [[Marino Moretti]] e [[Massimo Bontempelli]].
 
Intanto, grazie alla guida di Papini e Prezzolini e alla parte attiva che egli prende nelle discussioni e nelle polemiche tra [[idealismo|idealisti]], [[materialismo|materialisti]], [[spiritualismo|spiritualisti]], [[romanticismo|romantici]], [[Classicismo (letteratura)|classicisti]] e [[modernismo (letteratura)|modernisti]] dell'arte, si allarga il suo orizzonte culturale. Nel [[1913]], insieme acon [[Giovanni Papini]] e [[Aldo Palazzeschi]], fonda la rivista futurista ''[[Lacerba]]'', che sarà pubblicata fino al 1915. In questo periodo (1910) Soffici ritorna a Parigi, dove viene a conoscenza dell'opera di [[Arthur Rimbaud]], poeta allora quasi ignoto in [[Italia]]: nel 1911 pubblicherà nei Quaderni de ''La Voce'' una [[monografia]] su di lui.
In questo periodo ([[1910]]) Soffici ritorna a Parigi, dove viene a conoscenza dell'opera di [[Arthur Rimbaud]], poeta allora quasi ignoto in [[Italia]]: nel [[1911]] pubblicherà nei Quaderni de ''La Voce'' una [[monografia]] su di lui.
 
=== Lo scontro con i futuristi ===
Rientrato in Italia nel [[1911]], visita una mostra di opere futuriste a [[Milano]] riportandone, come egli stesso dice, una "delusione sdegnosa", che manifesta in un articolo di critica su ''La Voce''. La reazione dei futuristi è violenta: [[Filippo Tommaso Marinetti|Marinetti]], [[Luigi Russolo|Russolo]], [[Umberto Boccioni|Boccioni]] e [[Carlo Carrà|Carrà]] raggiungono Soffici a Firenze mentre siede al [[Caffè Le Giubbe Rosse|caffè delle "Giubbe Rosse"]] in compagnia di [[Giuseppe Prezzolini|Prezzolini]] e [[Medardo Rosso|Rosso]]. [[Umberto Boccioni|Boccioni]] schiaffeggia Soffici e dalla reazione di costui e dei suoi amici nasce una rissa furibonda, sedata da un commissario di polizia. Il tumulto si rinnova la notte seguente alla [[stazione di Santa Maria Novella]], quando Soffici e i suoi amici [[Giuseppe Prezzolini|Prezzolini]], [[Scipio Slataper|Slataper]] e [[Alberto Spaini|Spaini]] vogliono rendere la pariglia ai futuristi in partenza per Milano<ref>{{Cita web|url=https://elapsuswebzine.blogspot.it/2011/03/gino-severini-frammenti-di-vita-parigina.html|titolo=Elapsus - Gino Severini, frammenti di vita parigina|autore=Davide Mauro|sito=elapsus.it|accesso=2017-01-10}}</ref>. Lo scontro causerà grande clamore sulla stampa e ottima pubblicità per entrambe le fazioni.
 
La riconciliazione con i futuristi avverrà più tardi, grazie alla mediazione dell'amico [[Aldo Palazzeschi]]<ref>''Aldo Palazzeschi'', a cura di [[Giacinto Spagnoletti]], Longanesi & C., Milano 1971, p. 164-165.</ref><ref>[[Valentino Brosio]], ''Ritratto segreto di Aldo Palazzeschi'', Daniela Piazza Editore, Torino 1985, p. 92.</ref>, seguita dalla sua adesione al movimento.
 
=== Gli anni di "Lacerba" ===
[[File:Lacerba Magazine 1913.jpg|thumb|Il primo numero della rivista ''[[Lacerba]]'' cofondata da Soffici, 1º gennaio 1913.]]
 
{{Citazione|...centro d'attrazione di quanti erano spiriti indipendenti, ardenti, appassionati di pura bellezza e di verità ardite spietate, di enunciazioni magari scandalose (...) di energia giovanile che ci spinge al combattimento ideale, un bisogno di aria nuova, un'allegra volontà di spoltrire il mondo circostante, di spalancar le frontiere dell'intelligenza e dell'arte per un principio di nuova umana universalità.|Stralcio del programma di Lacerba}}
Con il passare del tempo l'insofferenza di Soffici e di Papini per Prezzolini si acutizza, a causa dell'impostazione positivista con la quale quest'ultimo dirige ''[[La Voce (rivista)|La Voce]]''. La rivista pubblicava infatti dei ''Quaderni'' aperti a ogni tendenza e ai più disparati argomenti, a somiglianza dei ''Cahiers de la Quinzaine'', pubblicati a Parigi a cura di [[Charles Péguy]]; ma Prezzolini era ancorato a una formula "scientifica", mentre [[Giovanni Papini|Papini]] e Soffici erano maggiormente aperti verso la letteratura e la poesia.
La rivista pubblicava infatti dei ''Quaderni'' aperti ad ogni tendenza e ai più disparati argomenti, a somiglianza dei ''Cahiers de la Quinzaine'', pubblicati a Parigi a cura di [[Charles Péguy]]; ma Prezzolini era ancorato a una formula "scientifica", mentre [[Giovanni Papini|Papini]] e Soffici erano maggiormente aperti verso la letteratura e la poesia.
 
Il 1º gennaio 1913 Soffici, insieme con Papini, fonda la rivista ''[[Lacerba]]'', che diventa l'organo ufficiale del [[futurismo]]. Il 21 febbraio 1913 partecipa alla storica "serata" futurista del teatro Costanzi, a Roma. Nello stesso anno promuove la prima mostra futurista a Firenze e la tumultuosa serata futurista al Teatro Verdi. Nel [[1914]] pubblica con Papini "L'almanacco purgativo" e produce le opere più significative della sua stagione futurista, in cui dialoga con Cézanne e con i cubisti, influenzando molti altri aderenti al movimento di dell'area fiorentina tra cui [[Primo Conti]], [[Roberto Iras Baldessari]] ed [[Emilio Notte]]. Alla fine del 1914 avviene la rottura con il movimento futurista milanese, siglata dal noto articolo di Papini "Il cerchio si chiude", apparso su ''[[Lacerba]]'' del 14 febbraio. La polemica è incentrata sul cosiddetto "marinettismo", considerato intriso di modernolatria e del culto per la macchina. Nello stesso anno pubblica ''Cubismo e oltre'' e ''Arlecchino''. Nel [[1915]] appariranno invece per le Edizioni della Voce ''Giornale di bordo'' e ''BÏF§ZF+18. Simultaneità e chimismi lirici'', che già dall'inconsueto titolo annuncia sperimentazioni letterarie condotte sul registro degli elementi strutturali della poesia.
Il 1º gennaio [[1913]] Soffici, insieme a Papini, fonda la rivista ''[[Lacerba]]'', che diventa l'organo ufficiale del [[futurismo]]. Il 21 febbraio 1913 partecipa alla storica "serata" futurista del teatro Costanzi, a Roma.
Nello stesso anno promuove la prima mostra futurista a Firenze e la tumultuosa serata futurista al Teatro Verdi. Nel [[1914]] pubblica con Papini "L'almanacco purgativo" e produce le opere più significative della sua stagione futurista, in cui dialoga con Cézanne e con i cubisti, influenzando molti altri aderenti al movimento di area fiorentina tra cui [[Primo Conti]], [[Roberto Iras Baldessari]] ed [[Emilio Notte]]. Alla fine del 1914 avviene la rottura con il movimento futurista milanese, siglata dal noto articolo di Papini "Il cerchio si chiude", apparso su ''[[Lacerba]]'' del 14 febbraio. La polemica è incentrata sul cosiddetto "marinettismo", considerato intriso di modernolatria e del culto per la macchina. Nello stesso anno pubblica ''Cubismo e oltre'' e ''Arlecchino''. Nel [[1915]] appariranno invece per le Edizioni della Voce ''Giornale di bordo'' e ''BÏF§ZF+18. Simultaneità e chimismi lirici'', che già dall'inconsueto titolo annuncia sperimentazioni letterarie condotte sul registro degli elementi strutturali della poesia.
 
In quel tempo incontra anche [[Dino Campana]], che gli affida il manoscritto de ''[[Canti Orfici (Dino Campana)|Il più lungo giorno]]''<ref>[[Silvio Ramat]], [http://www.ilgiornale.it/news/cultura/dino-campana-cento-anni-canti-orfici-1059634.html ''Dino Campana, cento anni di «Canti Orfici»''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150222033738/http://www.ilgiornale.it/news/cultura/dino-campana-cento-anni-canti-orfici-1059634.html |data=22 febbraio 2015 }}, ''[[Il Giornale]]'' del 15 ottobre 2014.</ref> sperando di trovare in lui, grazie all'ampia conoscenza che egli aveva dell'ambiente culturale dell'epoca, un aiuto per la pubblicazione della raccolta. Ma Soffici non dà riscontro alla richiesta, e anzi dimentica il manoscritto in una soffitta, dove verrà poi ritrovato dopo la sua morte. Lo smarrimento del manoscritto costrinse il poeta di [[Marradi]] a riscrivere a memoria l'intero poema.
 
=== La partecipazione alla guerra ===
Giunse la [[Primaprima guerra mondiale|guerra]], che Soffici aveva con forza auspicato sui fogli del ''[[Lacerba]]'' come reazione contro la "Kultur" [[Germania|germanica]], considerata una minaccia mortale per l'intera umanità, ed egli si arruolò come volontario partecipando a diversi combattimenti sulla [[Altopiano della Bainsizza|Bainsizza]], restando ferito due volte e ottenendo una [[Medaglia d'oro al valor militare|decorazione al valore militare]]. Da questa esperienza nasce il ''Kobilek-Giornale di battaglia'' ([[1918]]) e dall'esperienza seguente a [[Caporetto]], come ufficiale addetto all'ufficio propaganda della 2ª [[Armata]], nel [[1917]], ''La ritirata del Friuli'', che uscirà nel [[1919]]<ref>[[Emilio Cecchi]], «[http://www.treccani.it/enciclopedia/ardengo-soffici_res-43f38191-8bb7-11dc-8e9d-0016357eee51_(Enciclopedia-Italiana)/ SOFFICI, Ardengo] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150221155255/http://www.treccani.it/enciclopedia/ardengo-soffici_res-43f38191-8bb7-11dc-8e9d-0016357eee51_(Enciclopedia-Italiana)/ |data=21 febbraio 2015 }}». In: ''Enciclopedia Italiana Treccani'', 1936.</ref>.
 
=== Il Soffici del primo dopoguerra ===
[[File:Cimitero di poggio a caiano, tomba di ardengo soffici.JPG|thumb|La tomba di Soffici nel cimitero di [[Poggio a Caiano]]]]
Terminata la guerra Soffici diventa collaboratore de ''[[Il Popolo d'Italia]]'', del ''[[Corriere della Sera]]'', di cui diresse la terza pagina, e di ''Galleria'' (mensile del ''[[Corriere Italiano (1923-1924)|Corriere Italiano]]''). Nel [[1919]] fonda con Papini la rivista ''La Vraie Italie'', che mira a un'intesa intellettuale tra l'Italia e gli altri Paesi europei: la rivista cessa le pubblicazioni dopo 12 numeri<ref>[http://circe.lett.unitn.it/le_riviste/riviste/vraie%20italie.html ''La Vraie Italie''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160304131109/http://circe.lett.unitn.it/le_riviste/riviste/vraie%20italie.html |data=4 marzo 2016 }}, CIRCE: catalogo informatico riviste culturali.</ref>.
 
=== Soffici e il fascismo ===
Intanto, con il trascorrere degli anni, si andava manifestando un "uomo diverso". Il Soffici che aveva fatto conoscere agli amici fiorentini [[Paul Cézanne|Cézanne]], i [[cubismo|cubisti]] e [[Guillaume Apollinaire|Apollinaire]], e che aveva espresso e ravviato l'entusiasmo per [[Arthur Rimbaud|Rimbaud]], ripiega verso uno [[stile]] decoroso e [[Ugo Foscolo|foscoliano]] classico, e in [[politica]] aderisce al [[fascismo]]<ref>[http://www.editaliarte.it/ardengo-soffici/139/162/ ''Ardengo Soffici Biografia'' su EdItalia.it (Gruppo Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato)] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150221155022/http://www.editaliarte.it/ardengo-soffici/139/162/ |data=21 febbraio 2015 }}</ref>.
 
Nel [[1925]] firma il [[Manifesto degli intellettuali fascisti]], e l'anno dopo inizia la sua collaborazione a [[L'Italiano (rivista letteraria)|L'Italiano]] di [[Leo Longanesi]]. Ricevette il "[[Premio Mussolini]]" dell'Accademia d'Italia per la pittura nel [[1932]].
 
Nel [[1937]] si allontana da Mussolini, ma rimarrà fedele al regime fino alla sua caduta. Nel 1938 firmò, come molti altri intellettuali italiani, il [[manifesto della razza]], pubblicato sui giornali, in appoggio alle leggi razziali appena emanate. Nel 1939, su proposta di Mussolini, fu nominato [[Accademia d'Italia|accademico d’Italia]] per la classe delle Arti.
Nel 1938 il suo nome compare nel [[manifesto della razza]], pubblicato sui giornali, firmato da molti intellettuali in appoggio alle leggi razziali appena emanate. Nel 1939, su proposta di Mussolini, fu nominato [[Accademia d'Italia|accademico d’Italia]] per la classe delle Arti.
 
Dopo l'[[armistizio di Cassibile]] dell'8 settembre 1943 aderisce alla [[Repubblica Sociale Italiana]]<ref>[[Renzo De Felice]], ''Mussolini l'alleato'', vol. II "La guerra civile (1943-1945)", Einaudi, Torino, 1997, p. 112n.</ref><ref>''Storia della Letteratura italiana del Novecento'', a cura di [[Giacinto Spagnoletti]], Newton Compton, Roma 1994, p. 198.</ref> e, insieme a [[Barna Occhini]], fonda la rivista ''[[Italia e Civiltà]],'' che esce per 23 numeri nel 1944, propugnando l'amor patrio, il carattere sociale del fascismo e la fedeltà ai tedeschi. Nel dicembre 1944 viene arrestato per [[collaborazionismo]] e internato, insieme a Occhini, nel campo di concentramento di [[Collescipoli]], vicino a [[Terni]], fino a luglio 1945.
 
===Nel secondo dopoguerra===
Nel 1946 venneviene assolto per insufficienza di prove<ref>, venendo poi assolto per insufficienza di prove. Tommy Cappellini, [http://www.ilgiornale.it/news/ardengo-soffici-sesso-amori-e-segreti.html ''Ardengo Soffici: sesso amori e segreti''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150222033742/http://www.ilgiornale.it/news/ardengo-soffici-sesso-amori-e-segreti.html|data=22 febbraio 2015}}, ''[[Il Giornale]]'' del 10 marzo 2009.</ref>.
Tommy Cappellini, [http://www.ilgiornale.it/news/ardengo-soffici-sesso-amori-e-segreti.html ''Ardengo Soffici: sesso amori e segreti''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150222033742/http://www.ilgiornale.it/news/ardengo-soffici-sesso-amori-e-segreti.html |data=22 febbraio 2015 }}, ''[[Il Giornale]]'' del 10 marzo 2009</ref>.
 
Nel 1948 tornòtorna a esporre, a Firenze. Negli anni 1949-1950, Ardengo Soffici aderisce al progetto della dell'importante [[collezione Verzocchi]] (avente a tema ''Il lavoro nella pittura contemporanea'' e attualmente conservata presso la [[Pinacoteca civica di Forlì]]), inviando, oltre ada un autoritratto, l'opera ''La vangatura''. <br>Per concludere si ricordano le numerose opere di critica d'arte, da ''Cubismo e oltre'', ''Cubismo e futurismo'', ''Scoperte e massacri'', ''Statue e fantocci'', ecc. fino a ''Selva, arte'' che è del [[1943]] e ai ''30 artisti moderni italiani e stranieri'' che è del [[1950]].
 
Nel 1955 ottenneottiene il [[premio Marzotto]] per la letteratura. MorìMuore nel 1964 per una trombosi cerebrale.
 
== Produzione letteraria ==
[[File:Giuseppe Graziosi, Ritratto di Ardengo Soffici, 1940.jpg|thumb|[[Giuseppe Graziosi]], <br>''Ritratto di Ardengo Soffici'', 1940, <br>[[Modena]], Gipsoteca "Giuseppe Graziosi"]]
Le origini di Soffici scrittore sono da rintracciare nei ''Vagabondages lyriques,'' pubblicati tra il [[1904]] e il [[1906]] sulle riviste ''La Plume'' e ''Europe artiste''. Seguono i saggi di critica d'arte pubblicati sulla rivista Leonardo con lo pseudonimo di Stefan Cloud; ma la prima vera opera letteraria di Soffici è la stesura definitiva dell{{'}}''Ignoto toscano,'' che risale al [[1907]], nata da una scelta di pensieri, vedute e sentimenti di carattere letterario e religioso.
 
Il libretto doveva essere titolato ''Tragedia'', oppure ''Figure (o figure allegre) su fondo nero,'' volendo, come egli stesso dice in ''Fine di un mondo'', "adombrare con questo titolo la sua concezione dell'universo". Il libretto viene stampato nel [[1909]] dal [[tipografo]] [[Vallecchi Editore|Vallecchi]] ed è composto da circa trenta pagine, corredate da note sotto forma di una lettera semiseria indirizzata all'ipotetico Professor S.C., e porta una dedica a Filippo Ottonieri, a Didimo Chierico e al dottor Teufeldroeck.
 
Precedentemente, nel [[1908]], vi era stato il ''Saggio su Cézanne'' pubblicato su ''[[Vita d'Arte]]'', che era piaciuto molto a Prezzolini, ed è del [[1909]] ''Il caso Rosso e l'impressionismo,'' che dà inizio alla campagna in favore dello scultore italiano terminata con l'esposizione del [[1910]] a Firenze delle opere di Medardo Rosso e degli [[impressionismo|impressionisti]] francesi. A questi anni risale la traduzione dei [[racconto|racconti]] più significativi di [[Anton Pavlovič Čechov|CechovČechov]], che furono pubblicati sui Quaderni della "Voce" e conosciuti per la prima volta in Italia.
 
Per la rivista di Papini ''Cultura dell'anima'', Soffici traduce anche, insieme allo scrittore danese Knud Ferlov, ''In vino veritas'' di [[Søren Kierkegaard|Kierkegaard]]. Risalgono al [[1911]] le monografie su Arthur Rimbaud, il ''poète maudit'', primo saggio critico straniero dedicatogli, e su Lemmonio Boreo, che avrebbe dovuto svilupparsi in diversi volumi e avere un significato [[Avventura|avventuroso]] e [[satira|satirico]].<ref>{{cita|Gri|p. 234}}.</ref> Nel [[1914]] esce ''L'Arlecchino'', una raccolta di prose varie che erano state precedentemente pubblicate su ''La Voce'' e su ''Riviera Ligure'' e da molti giudicato, insieme a ''Giornale di bordo'', una delle opere più originali di Soffici.
 
Seguiranno ''Bïf§zf+18 Simultaneità e chimismi lirici'' nel [[1915]], dal titolo e dai contenuti fortemente futuristi (di quest'opera nel [[2002]] è stata fatta [[ristampa anastatica]] dall'editore [[Vallecchi Editore|Vallecchi]]). Papini scriverà che essi nascono «in uno stranissimo libro album che ha per copertina una compenetrazione di manifesti colorati a mano da lui coi più vivi blu, verdi, gialli, rossi che restassero ancor in Italia dopo la chiusura dell'importazione tedesca. Questo libro è tirato a trecento esemplari, costa cinque lire ed esce durante la guerra, il che vuol dire che sarà letto da pochi. Eppure questo quaderno bizzarro resterà come uno dei punti più significativi e più vitalmente importanti della nostra letteratura».
 
Sono del [[1918]]–[[1919|19]]1918–19 i due libri di guerra, ''Kobilek'' e ''La ritirata del Friuli,'' che hanno la struttura del [[diario]] [[Autobiografia|autobiografico]]. Da ''La giostra dei tempi'' a ''Salti nel tempo'', raccolte di pensieri e prose che comprendono scritti che vanno dal [[1920]] al [[1939]], si rivela sempre di più un Soffici [[Narrazione|narratore]] che non presenta particolari sorprese. Così in ''Elegia dell'Ambra'' come nei versi dell{{'}}''Adunata'', pur essendoci un certo gusto [[neoclassicismo|neoclassico]] e riferimenti e cadenze del [[Giacomo Leopardi|Leopardi]] delle Ricordanze e del [[Ugo Foscolo|Foscolo]] delle Grazie, manca il [[ritmo]] poetico.
 
Nel [[1933]] esce il ''Taccuino d'Arno Borghi,'' un altro giornale di bordo, che raccoglie pagine belle e alcune impressioni rare ma senza particolare evoluzione di stile. Nel [[1948]] viene riordinato in volume l{{'}}''Itinerario inglese'' che era uscito nel [[1928]] sulla ''[[Gazzetta del Popolo]]'' e si giunge ''all'Autoritratto di un artista italiano nel quadro del suo tempo,'' che reca la data [[1951]]-[[1955]] e che si articola in quattro volumi: ''L'uva e la croce'', ''Passi tra le rovine'', ''Il salto vitale'' e ''Fine di un mondo'', nel quale Soffici, con una prosa discorsiva e familiare, narra i casi della sua [[vita]], dall'infanzia alla maturità, fino alla [[guerra]]. Per l{{'}}''"Autoritratto"'' gli viene conferito il Premio Marzotto nel 1955.
 
=== Poetica ===
Soffici, più che un futurista vero e proprio, può essere considerato, come dice nel suo [[saggio]] [[Pier Vincenzo Mengaldo]], «un Apollinaire italiano in formato ridotto». Egli infatti era legato alle poetiche recenti per gusto di modernità [[Stile|stilistica]] come era d'uso a Parigi. Da Marinetti egli coglie la [[retorica]] e la tecnica dell'[[Analogia (retorica)|analogia]], da Apollinaire l'assenza di [[punteggiatura]], dalla pittura [[Cubismo|cubo]]-futurista gli accostamenti fantastici e dal nuovo [[cinema]] lo scorrere continuo delle [[Immagine|immagini]]<ref>''Storia della Letteratura italiana del Novecento'', a cura di [[Giacinto Spagnoletti]], Newton Compton, Roma 1994, p. 176.</ref>. Soffici usa con estrema disinvoltura un forte plurilinguismo che va dal [[toscanismo]] al [[francesismo]], creando l'equivalente [[Lessico|lessicale]] della sua poetica. Una poetica che si può chiamare della simultaneità [[Spazio (fisica)|spaziale]] e [[tempo]]rale.
 
In un saggio del 1937 [[Giuseppe De Robertis]] scrive che «l'arte più vera di Soffici è arte solare o (...) arte festiva, la primavera l'estate l'autunno, non l'inverno, se non quando dà segni del tempo rinascente». Continua dicendo che è lontana dall'impressionismo, «come può essere l'arte di un [[Giovanni Comisso|Comisso]] (...), essa ha invece ha una dolce lineatura, direi quasi classica (...) L'opposto giusto di ciò che [[Renato Serra|Serra]] diceva accadere al [[Giovanni Pascoli|Pascoli]]».<ref>{{cita pubblicazione |nome= Renato|cognome= Serra|titolo= L'artista Ardengo Soffici|rivista= Saggi con una noterella|editore=Felice Le Monnier |città= Firenze |anno= 1953 |mese= |pp= 173 - 193|lingua= it}}</ref> In pittura così va intesa, ad esempio, la sua adesione a [[Valori plastici]] che rappresenta l'abbandono «di quei principi di ''modernità'', di partecipazione dell'arte al fervore creativo della vita moderna, che erano stati propri del futurismo».<ref>{{cita libro|autore = [[Corrado Maltese]] | titolo = Storia dell'arte in Italia 1875 - 1943 | anno= 1960 e 1992 | editore = Einaudi | città=Torino | pagine=317 - 360 |ISBN=88-06-12989-9}}</ref>
[[Antonio Gramsci]], che definì Soffici « un cafone senza ingenuità e spontaneità »,<ref>A. Gramsci, ''Quaderni del carcere'', 1 (XVI), 2007, p. 8.</ref> trovò il suo incompiuto ''Lemmonio Boreo'' una filiazione dal ''Jean-Cristopke'' di [[Romain Rolland]], con un piglio donchisciottesco solo esteriore e in realtà mancante di sostanza epico-lirica, « una coroncina di fatterelli, non un organismo ».<ref>A. Gramsci, ''Quaderni del carcere'', 7, 2007, p. 930.</ref>
 
In occasione di una rassegna del 1991 che Poggio a Caiano dedica ad Ardengo Soffici esce un Catalogo dove [[Mario Richter]], esaminando l'opera dell'artista nel corso del tempo, scrive che quanto divide Soffici da [[Giorgio de Chirico]], uno dei protagonisti del nuovo classicismo di ''Valori plastici'', risiede proprio nella valutazione dell'Impressionismo, «il grande movimento francese che fu sempre ragione profonda e irrinunciabile del fare artistico di Soffici, mentre agli occhi di De Chirico apparve soltanto un inutile sforzo realistico (...)».<ref>{{cita pubblicazione |nome=Mario Richter (nota al testo) |cognome= Luigi Corsetti - Renzo Gradi (a cura di) |titolo= Rassegna bibliografica su Ardengo Soffici (1985 - 1991) |rivista= Centro iniziativa culturale "F. Mazzei" |editore= |Circolo M.C.L. Ambra | città=Poggio a Caiano |anno= 1991|mese= Settembre |pp= 7 - 28 |lingua= it|}}</ref>
 
== Opere ==
=== Pittura ===
* ''Il metro'' (1911) olio su cartone
* ''Bottiglia bianca e mela'' (1919), olio su tela
* ''La vangatura'' (1949-1950)
 
=== Poesia ===
* ''Bif& ZF + 18 = Simultaneità – Chimismi lirici '', Edizioni della "Voce", Firenze [[1915]]
* ''Elegia dell'Ambra'', Firenze [[1927]]
* ''Marsia e Apollo'', Vallecchi, Firenze [[1938]]
* ''Thréne pour Guillame Apollinaire'', Milano 1927
=== Narrativa e prosa ===
* ''Ignoto toscano'', Firenze [[1909]]
* ''Lemmonio Boreo'', Libreria della "La Voce", Firenze [[1912]]
* ''Arlecchino '', Firenze [[1914]]
* ''Giornale di bordo'', Libreria della "La Voce", Firenze [[1915]]
* ''Kobilek: giornale di battaglia'', Vallecchi, Firenze [[1918]]
* ''La giostra dei sensi'', Firenze 1918
* ''La ritirata del Friuli'', Vallecchi, Firenze [[1919]] [https://ia902604.us.archive.org/27/items/laritiratadelfri00soff/laritiratadelfri00soff.pdf]
* ''Rete mediterranea'', Firenze [[1920]]
* ''Battaglia fra due vittorie'', Firenze [[1923]]
* ''Ricordi di vita artistica e letteraria'', Firenze [[1931]]
* ''Taccuino di Arno Borghi'', Firenze [[1933]]
* ''Ritratto delle cose di Francia'', Roma [[1934]]
* ''L'adunata'', Firenze, [[1936]]
* ''Itinerario inglese'', Firenze [[1948]]
* ''Autoritratto d'artista italiano nel quadro del suo tempo: 1. L'uva e la croce'', Firenze [[1951]], 2. Passi tra le rovine, Firenze [[1952]], 3. Il salto vitale, Firenze [[1954]] 4. Fine di un mondo, Firenze [[1955]]
* ''D'ogni erba un fascio. Racconti e fantasie'', Firenze [[1958]]
* '' 1939-1945'', (con G. Prezzoloni), Milano [[1962]]
 
=== Saggistica ===
* Il caso [[Medardo Rosso]] e l'impressionismo, Firenze 1909
* Arthur Rimbaud, Firenze [[1911]]
* Cubismo e oltre, Firenze [[1913]]
* Cubismo e futurismo, Firenze 1914
* Serra e Croce, Firenze [[1915]]
* Cubismo e futurismo e oltre, Firenze [[1919]]
* Scoperte e massacri, Firenze 1919
* Primi principi di un'estetica futurista, Firenze [[1920]]
* Giovanni Fattori, Roma [[1921]]
* Armando Spadini, Firenze [[1925]]
* Carlo Carrà, Milano [[1928]]
* Periplo dell'arte, Firenze 1928
* Medardo Rosso: 1858-1928, Firenze [[1929]]
* Ugo Bernasconi, Milano [[1934]]
* Apollinaire, Firenze [[1937]]
* Salti nel tempo, Firenze [[1938]]
* Selva: arte, Firenze 1938
* Trenta artisti moderni italiani e stranieri, Firenze [[1950]]
 
=== Epistolari ===
* G. Prezzolini – A. Soffici, ''Carteggio. I. 1907-1918'', a cura di M. Richter, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1977.
* G. Ungaretti, "Lettere a Soffici 1917-1930", a cura di P. Montefoschi e L. Piccioni, Sansoni, Firenze, 1981.
* G. Prezzolini – A. Soffici, ''Addio a Papini'', a cura di M. Attucci e L. Corsetti, Poggio a Caiano – Prato, Associazione Culturale Ardengo Soffici – Pentalinea, 2006.
* A. Soffici – U. Bernasconi, ''Carteggio 1923-1960'', a cura di M. d'Ayala Valva, Poggio a Caiano – Prato, Associazione Culturale Ardengo Soffici – Pentalinea, 2008.
* A. Soffici, "Vedo che il cielo tende a schiarsischiarirsi..."."Lettere a Stanislao Paszkowski (1945-1946)", a cura di Anna Casini Paszkowski, Poggio a Caiano – Prato, Associazione Culturale Ardengo Soffici – Pentalinea, 2008.
* {{cita libro | cognome= Moretti| nome= Marco| titolo= Ardengo Soffici a [[Dilvo Lotti]]. Lettere inedite 1940-1963| editore= | città= Ed. Pentalinea| anno= 2002}}
* A. Soffici, S. Férat, H. d'Oettingen, ''Correspondance 1903-1964'', édition établie par B. Meazzi, postface de F. Livi, Lausanne, L'Âge d'Homme, 2013.
=== Archivio personale ===
Presso l'Archivio di Stato di Firenze è depositato il suo archivio personale contenente: lettere, carte personali, taccuini e diari, manoscritti e bozze, ritagli di giornali con suoi articoli, rassegne stampa su di lui, cataloghi di mostre, foto.<ref>[http://www.soprintendenzaarchivisticatoscana.beniculturali.it/fileadmin/inventari/SofficiArdengo.pdf Soprintendenza archivistica per la Toscana. Archivio Ardengo Soffici] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150222032227/http://www.soprintendenzaarchivisticatoscana.beniculturali.it/fileadmin/inventari/SofficiArdengo.pdf |data=22 febbraio 2015 }} Inventario sommario, a cura di Silvia Baggio e Alessandro Marucelli.</ref>.
 
== Documentari ==
Marco Moretti, "Ardengo Soffici, vita e opere",1994. Nel documentario "Scrivimi a lungo, scrivimi tante cose... lettere dei soldati italiani della Grande Guerra" (2008) del regista veronese Mauro Vittorio Quattrina, relativamente all'importanza della corrispondenza di guerra dei soldati, sono riportati alcuni passi del diario Kobilek-Giornale di battaglia (1918) di Ardengo Soffici.
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* [[Emilio Cecchi]], «[http://www.treccani.it/enciclopedia/ardengo-soffici_res-43f38191-8bb7-11dc-8e9d-0016357eee51_(Enciclopedia-Italiana)/ SOFFICI, Ardengo]». In: ''Enciclopedia Italiana Treccani'', 1936.
* G. Raimondi – L. Cavallo, ''Ardengo Soffici'', Firenze, Nuovedizioni Enrico Vallecchi, 1967.
* M. Richter, ''La formazione francese di Ardengo Soffici 1900-1914'', Milano, Vita e Pensiero, 1969.
* [[Sigfrido Bartolini]], "Ardengo Soffici. L'opera incisa", introduzione di G. Prezzolini, Prandi, Reggio Emilia, 1972.
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* ''L'Uomo del Poggio – Ardengo Soffici'', a cura di [[Sigfrido Bartolini]], con scritti di G. Accame, S. Bartolini, P. Buscaroli, F. Gianfranceschi, V. Horia, F. Messina, E. Nistri, B. Occhini, M. Richter, R. Ridolfi, S. Solinas e M. Tobino, Ed. Volpe, Roma, 1979.
* ''I libri di Soffici,'' a cura di L. Cavallo, L. Corsetti, V. Castelnovi, O. Nicolini, Poggio a Caiano, Museo Soffici e del '900 italiano, 2017.
 
== Documentari ==
Nel documentario "Scrivimi a lungo, scrivimi tante cose... lettere dei soldati italiani della Grande Guerra" (2008) del regista veronese Mauro Vittorio Quattrina, relativamente all'importanza della corrispondenza di guerra dei soldati, sono riportati alcuni passi del diario Kobilek-Giornale di battaglia (1918) di Ardengo Soffici.
 
== Ardengo Soffici nei musei ==
* [https://www.museoardengosoffici.it/home2345.html Museo Ardengo Soffici e del Novecento Italiano], Scuderie della [[Villa medicea di Poggio a Caiano]] (FI)
* [[Villa Paolina (Viareggio)|Civici musei di Villa Paolina]] di [[Viareggio]]
*[http://www.museonovecento.it/ Museo Novecento] di [[Firenze]].
 
== Voci correlate ==
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* {{cita web | 1 = http://weblinux.ala.it/ryodolinux/dinocampana/public/idlu_1/idla_1/ida_162.html | 2 = Dal sito dedicato a Dino Campana. Ardengo Soffici | accesso = 18 febbraio 2007 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20070207034042/http://weblinux.ala.it/ryodolinux/dinocampana/public/idlu_1/idla_1/ida_162.html | dataarchivio = 7 febbraio 2007 | urlmorto = sì }}
* {{cita web|http://www.museoardengosoffici.it/|Museo Ardengo Soffici}}
* Arti Minervali http://www.artiminervali.it/art11/rumon9.html {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110722024100/http://www.artiminervali.it/art11/rumon9.html |date=22 luglio 2011 }} Lettera di Ardengo Soffici per far marciare il Rumon di Roggero Musmeci Ferrari Bravo.
 
{{Poggio a Caiano}}
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{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|letteratura|pittura}}
[[Categoria:Artisti futuristi]]
 
[[Categoria:Futurismo|Soffici, Ardengo]]
[[Categoria:Militari italiani della prima guerra mondiale]]
[[Categoria:Ufficiali del Regio Esercito]]