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[[File:Jacob de Wit - Allegorie op het schrijven van de geschiedenis 1754.jpg|thumb|upright=1.1|[[Allegoria]] della storiografia, che raffigura la [[Verità]] (in cima) e la [[Saggezza]] (con l'elmo) mentre assistono uno [[storico]] intento a scrivere la [[storia]].<ref>In basso un medaglione con un rilievo di [[Tolomeo I Sotere]] come garante dell'obiettività (dipinto ad olio di [[Jacob de Wit]], 1754).</ref>]]
PerLa '''storiografia''' s'intendeè launa ''descrizionedisciplina dellascientifica che si occupa di descrivere la [[storia|storia dell'umanità]]'' (in [[linguaLingua greca antica|greco]] ''graphiahistoriographìa'', da ''graphèhistorìa'', "descrizionestoria"), e comprende''graphè'', tutte"descrizione") attraverso le varie forme di interpretazione, di trattazione e trasmissione di fatti e accadimenti della [[vita]] degli individui e delle [[Società (sociologia)|società]] del passato storico.<ref>{{Cita web|url=https://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/S/storiografia.shtml|titolo=Storiografia: Definizione e significato di storiografia - Dizionario italiano - Corriere.it|sito=dizionari.corriere.it|accesso=2021-09-06}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/storiografia|titolo=storiografia nell'Enciclopedia Treccani|lingua=it-IT|accesso=2021-09-06}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/vocabolario/storiografia|titolo=storiografìa in Vocabolario - Treccani|lingua=it-IT|accesso=2021-09-06}}</ref> Con il termine ''storiografia'' si indicano anche tutte le opere storiche relative a uno specifico periodo o che si riferiscono a un definito argomento o scritte in osservanza a un determinato metodo.<ref>''Enciclopedia Italiana Treccani'' alla voce corrispondente</ref>
 
== Storia e storiografia ==
Nell'uso corrente il termine storia viene usato indifferentemente per designare due insiemi che in realtà hanno significati diversi e per alcuni aspetti opposti. Per non cadere in questo equivoco, occorrerebbe distinguere la storia - propriamente detta, che è un insieme di fatti accaduti (''res gestae)'') - dalla storiografia, che è un insieme di forme di scrittura e interpretazione di quei fatti. Per loro natura la storia è oggettiva mentre la storiografia è soggettiva, dal momento che di uno stesso fatto si possono dare diverse interpretazioni.
 
=== Definizione di Storia ===
{{vedi anche|Storia}}
Con il termine di "Storia", nella sua più ampia accezione, si intende il complesso di tutte le vicende e trasformazioni accadute, note ed ignote, che si sono verificate nell'ultima piccolissima parte del passato. La Storia, infatti, non corrisponde a tutto il passato compreso tra la supposta origine dell'Universo (o della Terra) e il presente (13, 7 miliardi di anni), ma a quella sua piccola frazione (circa 50.000{{formatnum:50000}}-100.000{{formatnum:100000}} anni) in cui si è avuta la presenza umana su questo pianeta: la Storia si occupa del passato dell'umanità e non del passato dell'Universo. Per capirne le proporzioni, se tutto il passato corrispondesse a 24 ore, la storiaStoria occuperebbe solo gli ultimi 6 decimi di secondo. Purtroppo è diffusissima la supposizione errata che la Storia inizi con l'invenzione della [[scrittura]], che in realtà è solo il passaggio tra [[Preistoria]] ed [[Età Antica]]. In realtà quell'evento non ha alcun significato universale, dato che riguardò solo le culture che ne furono influenzate nell'area euroasiatica. L'errore deriva da una persistente visione eurocentrica che ha diviso la storia in periodi ([[periodizzazione]]) e che ha scelto come evento di passaggio tra la prima parte della Storia (la [[Protostoria]]) e l'[[Età Antica]] per l'appunto l'invenzione della scrittura. In tal modo si escluderebbero dalla Storia non solo la [[Preistoria]], ma tutti i popoli degli altri contesti e tutti coloro che non hanno utilizzato per millenni la scrittura. In proposito vale ancora la metafora efficace di [[Marc Bloch]]: "''Lo storico è come l'orco della fiaba: là dove fiuta odore di carne umana, là sa che è la sua preda.''"<ref>[[Marc Bloch]], ''L'apologia della storia o mestiere di storico'', Einaudi, Torino, 1998<!-- [manca la pagina] -->.</ref>
 
Si deve anche tenere presente che il termine "Storia" ha due accezioni diverse: da una parte esso indica tutto il passato dell'umanità, compresa la [[Preistoria]], dall'altra solo il tempo successivo all'invenzione e all'uso della scrittura. La durata dei due periodi non è comparabile: la Preistoria è la parte preponderante del passato dell'uomo. Tener presente questa doppia accezione del termine "Storia" è necessaria perché altrimenti si cadrebbe nel comune errore di credere che la Storia inizi con l'invenzione della [[scrittura]], che in realtà è solo il passaggio tra [[Preistoria]] ed [[Età Antica]]. L'importanza attribuita all'invenzione della scrittura è dovuta esclusivamente al fatto che esiste una considerevole differenza tra lo studio del passato condotto attraverso la lettura delle testimonianze scritte, comprese quelle degli autori e degli storici antichi che raccontano le vicende del loro stesso tempo, e quello condotto attraverso l'interpretazione degli oggetti, unica possibilità per ricavare dati utili a descrivere i processi preistorici.
 
Confondendo le due accezioni del termine, si escluderebbero dalla Storia non solo la [[Preistoria]], ma tutti i popoli e tutti coloro che non hanno utilizzato per millenni la scrittura. In proposito vale ancora la metafora efficace di [[Marc Bloch]]: "''Lo storico è come l'orco della fiaba: là dove fiuta odore di carne umana, là sa che è la sua preda.''" Tutto il passato dell'umanità è dunque oggetto dello studio dello storico e non solo delle civiltà che utilizzarono la scrittura!<ref>* [[Marc Bloch]], ''L'apologia della storia o mestiere di storico'', Einaudi, Torino, 1998<!-- [manca la pagina] -->;
* Gavino Musio, ''Storia e antropologia storica: dalla storia delle culture alla culturologia'', Armando Editore, 1993 (p. 41). ISBN 9788871443539</ref>
 
La storia così intesa come insieme di eventi, è oggettiva, dato che tutti i fatti, noti e ignoti, che la compongono, cambiano la realtà precedente e sono irreversibili e irripetibili.
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Volendo suddividere i fatti che la compongono, si possono individuare:
 
* gli eventi: avvenimenti di breve o brevissima durata che il più delle volte hanno un'incidenza limitata, ma che a volte possono avere anche portata e ripercussioni molto persistenti ([[terremotoTerremoto|terremoti]], [[cataclismaCataclisma|cataclismi]], grandi battaglie);
* i fenomeni: andamenti che si svolgono durante periodi più lunghi, estesi almeno nell'arco di una [[generazione]]. Tendenze e svolgimenti di portata ampia che si svolgono prevalentemente in campo [[economiaEconomia|economico]], [[sociologiaSociologia|sociale]], [[demografiaDemografia|demografico]], culturale;
* le evoluzioni: trasformazioni di lunghissima durata e portata amplissima. Si estendono oltre le singole epoche storiche e a volte risalgono anche a tempi precedenti alla comparsa dell'uomo (mutazioni [[astronomiaAstronomia|astronomiche]], [[geologiaGeologia|geologiche]], [[climatologiaClimatologia|climatiche]], ecc.).
 
La storia procede per processi di trasformazione, o evolutivi, attraverso una transizione continua, in cui evoluzioni, fenomeni ed eventi, motivazioni e accidentalità, fattori ambientali e umani, contrasti e coincidenze si intrecciano, si urtano, rimbalzano, si deformano, scompaiono e riappaiono, influenzati da rapporti di causalità, come dalle perturbazioni della causalità e si attuano secondo svolgimenti previsti e imprevedibili. Tutto ciò confluisce a formare delle congiunture, in altre parole quelle combinazioni eterogenee di situazioni e di fatti che, proprio per la loro complessità interna sono irripetibili. Ogni periodo della storia può essere visto come la combinazione di un'ampia gamma di concomitanti condizioni, circostanze, fattori, andamenti e variazioni di origine remota, recente o contemporanea.<ref>Rolando Dondarini, "Materiali di metodologia della ricerca storica", sito docente Università di Bologna.</ref>
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Dalla conoscenza storica dipendono la sensibilità e interesse per il Patrimonio dato dai beni ambientali e storico/artistici.<ref>Rolando Dondarini, ''Per entrare nella Storia'', Bologna, CLUEB, 1999<!-- [manca la pagina] -->.</ref>
 
===La periodizzazione===
{{vedi anche|Periodizzazione}}
Uno delle operazioni fondamentali della storiografia è sempre stata la [[periodizzazione]], ossia la suddivisione convenzionale della storia dell'umanità in periodi di tempo, ciascuno contraddistinto da una serie di caratteri originali tali da renderlo individuabile rispetto alle fasi storiche immediatamente precedenti e successive. Ogni periodo di tempo così individuato è compreso tra due eventi significativi che ne segnano l'inizio e la fine.
 
Nonostante il suo carattere semplificatorio e inevitabilmente convenzionale, quella della periodizzazione resta un'operazione di importanza fondamentale nelle discipline storiche, dal momento che consente di "pensare" in termini schematici il passato e di facilitare la collocazione temporale di un evento<ref>V. Ardone, M. Autieri, R. Calvino, N. Malandrino, A. Riccardi, ''Discipline letterarie...'', Maggioli editore, 2016, [https://books.google.it/books?id=lgevCwAAQBAJ&pg=PA326&dq=periodizzazione+della+storia+%22pensare+la+storia%22&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwizl9_--7_7AhWpQfEDHeALABMQuwV6BAgHEAY#v=onepage&q=periodizzazione%20della%20storia%20%22pensare%20la%20storia%22&f=false questa pagina]</ref>. Inoltre la didattica della Storia spesso trova grande giovamento nel suddividere la storia in periodi definiti convenzionalmente, alla pari con altre discipline storiche, come la geologia e la paleontologia. La periodizzazione della Storia serve a dare un senso al passato e a non vederlo come una semplice successione di eventi<ref>Pietro Corrao, Paolo Viola, ''Introduzione agli studi di Storia'', Donzelli editore, 2005 (pp. 10-12, 52). ISBN 9788879899253.</ref>.
 
=== Le fonti ===
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La denominazione di fonte, col suo richiamo implicito allo sgorgare, al venire alla luce e al manifestarsi dell'acqua, è particolarmente efficace per indicare queste impronte del passato. Come l'acqua sorgiva può scorrere sotterranea prima di apparire, così le fonti delle conoscenze storiche possono rimanere a lungo ignote e occultate prima di rivelarsi o essere ritrovate. Infatti esse non sono sempre rimaste note e; soprattutto tra quelle di origine più remota molte sono state perdute o nascoste o trascurate e ricompaiono o si manifestano solo in seguito al loro ritrovamento o al loro riconoscimento. A volte e sempre in maggior misura la scoperta di nuove fonti o di loro particolari aspetti prima trascurati è frutto dello sviluppo dei metodi e degli strumenti di ricerca e delle tecnologie di analisi.
 
Le fonti possono essere considerate le radici e i puntelli delle ricerche storiche, poiché la loro disponibilità è essenziale, ma non si traduce automaticamente in notizie e informazioni certe. Perché se ne possano dedurre conoscenze affidabili si rende necessaria un'opera di analisi e di decifrazione, dato che spesso si mostrano con un'apparenza ingannevole. Quella di saperle interpretare scoprendo ciò che di reale si nasconde dietro la loro facciata è una delle sfide più ardue che chi svolge ricerche storiche deve affrontare. Pertanto, ogni oggetto, scritto o traccia può divenire testimonianza e rivelare informazioni attendibili solo in ragione delle capacità del suo interlocutore di osservarla e di interrogarla. Tale capacità si persegue attraverso la critica, tesa ad accertare cosa la fonte può o non può rivelare, e l'esegesi, cioè la decodifica, l'interpretazione, l'esposizione e il commento dei suoi contenuti.
 
Da quanto affermato appare evidente che sono da considerare fonti non soltanto quelle scritte - come a volte si suppone - ma anche l'infinita varietà delle altre impronte del passato. Quelle scritte insieme a quelle cartografiche sono generalmente raccolte negli archivi pubblici e privati, civili ed ecclesiastici. Tra quelle di altra natura, alcuni oggetti e resti di particolare pregio, rarità e valore documentario sono conservati nei musei. Occorre però ricordare che abbiamo continuamente sotto gli occhi fonti ed archivi che non sono racchiusi e delimitati in alcuna sede preposta. Ogni persona e ogni paesaggio è un concentrato di fonti della sua storia. Si può affermare che il mondo intero è una grande raccolta di fonti e che pertanto ciascun ambiente, paesaggio e territorio è fonte, archivio e museo della sua storia.
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Gli studiosi successivi hanno colto differenze e affinità tra i due "padri della storiografia": ad esempio, era comune a entrambi l’attenzione prevalente verso il presente o verso il passato prossimo e inoltre tutti e due tendevano ad individuare le cause delle vicende storiche nelle volontà e nelle passioni degli uomini. Soprattutto i grandi uomini, nel bene o nel male, facevano la storia, che svelava quindi la natura umana. Ciò che li differenziava era invece una certa attitudine di Erodoto a servirsi ancora dei racconti e degli elementi poetici e mitologici e a giudicare i fatti sulla base di criteri etici, mentre Tucidide appariva più “moderno”, nel senso che mirava a raggiungere una maggiore “oggettività” e imparzialità di giudizio. Un merito indiscusso della [[storiografia greca]] fu inoltre quello di ampliare le conoscenze etniche, culturali e geografiche dei greci: le ricerche storiche infatti superarono i ristretti confini del mondo greco e rivelarono l’esistenza di altri popoli e civiltà.
 
==== L'[[Grecia classica|età classica]] ====
Tutta la storiografia successiva si muove nel solco tracciato da [[Erodoto]] e [[Tucidide]]. A Erodoto (senza peraltro condividerne la curiosità antropologica) si richiamava formalmente, per la presenza di singoli ''excursus'' sui popoli stranieri venuti a contatto con la grecità, [[Eforo di Cuma]], autore di una storia generale del mondo ellenico ampiamente basata sulla compilazione di fonti precedenti, della quale possediamo solo frammenti. Diversi autori scrissero storie del mondo greco che si ponevano consapevolmente come continuazione dell'opera storica di Tucidide, bruscamente interrotta al 411, in pieno svolgimento della [[guerra del Peloponneso]]: nacquero così le ''[[Elleniche]]'' di [[Senofonte]] e quelle, per noi perdute, di [[Teopompo di Chio]] che narravano rispettivamente gli eventi dal 411 al 362 a.C. e dal 411 al 394 a.C.; di autore anonimo sono le cosiddette ''[[Elleniche di Ossirinco]]'' (dal nome della località egiziana del ritrovamento papiraceo che le ha parzialmente restituite), la cui parte conservata concerne l'anno 396/395 a.C.
 
Nella sua vasta e poligrafica attività letteraria, [[Senofonte]] diede vita anche ad altri filoni storiografici o di genere affine alla storiografia: con l’l{{'}}''[[Anabasi (Senofonte)|Anabasi]]'', resoconto dell'avanzata all'interno dell'[[Asia]], e della successiva avventurosa ritirata, di un esercito di mercenari greci di cui Senofonte stesso si trovò ad assumere il comando, egli creò il genere della memorialistica militare, che eserciterà un incerto influsso sui ''[[Commentarius (Giulio Cesare)|Commentarii]]'' [[Giulio Cesare|cesariani]]; con la ''[[Ciropedia]]'', biografia romanzata e agiografica di [[Ciro il Grande]], fondatore dell'impero persiano, presentato come modello di monarca ideale, diede vita alla storia romanzata e con l'''[[Agesilao (Senofonte)|Agesilao]]'', re spartano pure vagheggiato come modello, creò l'archetipo della biografia encomiastica. Con le ''[[Storie filippiche (Teopompo)|Storie filippiche]]'' di [[Teopompo]], che esponevano gli eventi del mondo greco dal 359 al 336 a.C. ponendo al centro dell'interesse la figura di [[Filippo II di Macedonia|Filippo II]], re di [[Regno di Macedonia|Macedonia]]), nasce la monografia storica, incentrata su una singola personalità e di conseguenza su un limitato periodo di tempo. Con il riassunto, dovuto allo stesso Teopompo, delle ''Storie'' di Erodoto, prende corpo il filone dell'[[epitome]], destinato a grande successo:)
 
==== L'[[età ellenistica]] ====
La fase più antica della storiografia ellenistica concentrò la sua attenzione sull'impresa orientale di [[Alessandro Magno]], sul disfacimento del suo impero, sulla conseguente formazione delle monarchie greco-macedoni e successivamente sulla storia dei loro rapporti (per esempio [[Clitarco di Alessandria]], [[Ieronimo di Cardia]], [[Duride di Samo]], [[Filarco di Atene]]). La storiografia di questo periodo, in buona parte perduta, appartiene in prevalenza al filone patetico o drammatico: essa mirò a suscitare nel lettore intense emozioni attraverso artifici (come gli imprevisti, le peripezie, i colpi di scena) paragonabili a quelli della tragedia classica. Questo tipo di rappresentazione tragica degli avvenimenti caratterizzò tanto la storiografia incentrata sulla figura di Alessandro Magno, quanto quella successiva, che andava spostando il proprio baricentro verso Occidente, in quanto diventava ormai inevitabile fare i conti con una nuova potenza e con la sua rapida ascesa: Roma aveva cominciato ad affacciarsi sullo scenario del [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]].
 
==== Storiografia romana ====
{{vedi anche|Storiografia romana}}
Quando, al volgere del [[III secolo a.C.]], a [[Roma]] si cominciò a sentire l'esigenza di ricostruire (e di esaltare) il proprio passato nelle forme dell'indagine storica, la storiografia greca aveva ormai alle proprie spalle tre secoli di tradizione. Ma già ai tempi di [[Polibio]], mentre scriveva le sue ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'', a sua volta la storiografia aveva da tempo fatto il suo ingresso nella letteratura latina. Era inevitabile, ad ogni modo, che i primi storici latini si confrontassero con i modelli greci - come del resto accadde negli altri generi letterari, vista la recenziorità della letteratura latina. I cosiddetti annalisti della prima generazione, [[Quinto Fabio Pittore]] e [[Lucio Cincio Alimento]], se da un lato cercarono un modello strutturale nella tradizione indigena degli ''[[Annales pontificum]]'' (o ''Annales maximi''), cioè nelle cronache annualmente compilate e affisse a cura del [[pontefice massimo (storia romana)|pontefice massimo]] (il presidente del collegio sacerdotale dei pontefici) per informare la comunità sui principaleprincipali avvenimenti, dall'altro non si limitarono a desumere dagli storici greci l'interesse per la ricerca delle cause o la datazioni per olimpiadi o una serie di notizie sulla storia stessa di Roma, ma si spinsero fino a utilizzarne la lingua. La rinuncia alla creazione di un linguaggio storiografico latino può essere stata determinata da un senso di frustrazione di fronte al secolare prestigio della storiografia greca, ma anche e soprattutto dal desiderio di farsi capire, attraverso l'uso di una sorta di ''lingua franca'' della cultura, dal consesso internazionale degli intellettuale, e cioè in sostanza dal mondo greco o ellenizzato, nel quale proprio sullo scorcio del [[III secolo a.C.]] si era fatto sempre più forte l'interesse per Roma e la sua storia, ma andava anche crescendo la diffidenza verso la nuova potenza. In particolare, [[Quinto Fabio Pittore]] nella sua opera intendeva controbattere, secondo Polibio, l'interpretazione filocartaginese della sua prima guerra punica che era stata fornita dallo storico greco [[Filino di Agrigento]].
 
[[Quinto Fabio Pittore]] e [[Lucio Cincio Alimento]] furono entrambi attivi al tempo della seconda guerra punica: dopo la [[battaglia di Canne|rotta di Canne]] (216 a.C.), Fabio capeggiò, forse in ragione della sua dimestichezza col greco, la delegazione inviata a consultare l'[[Oracolo di Delfi|oracolo di Apollo a Delfi]]; Cincio, pretore nel 210 in Sicilia, fu poi catturato da [[Annibale]]. Entrambi scrissero in greco una storia di Roma dalle origini leggendarie e dalla fondazione (che posero rispettivamente nel 747 e nel 729 a.C.) fino all'età contemporanea, cioè fino alla seconda guerra punica, inserendo anche riferimenti autobiografici (come poi farà lo stesso Catone) ed esponendo i fatti anno per anno. L'opera di Fabio, indicata dalle fonti come ''[[Annales (Fabio Pittore)|Annales]]'', trattava più dettagliatamente il periodo più antico e quello più recente della storia di Roma ed era volta ad esaltare, attraverso le figure dei suoi eminenti rappresentanti, il ruolo avutovi dall'antichissima ''gens'' aristocratica dei ''Fabii'', dando vita così a una storiografia individualista e filopatrizia, in cui la storia era vista come il prodotto di singole grandi personalità appartenenti alla ''nobilitas''.
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===Storiografia romantica===
{{vedi anche|Concezione romantica della storia}}
Nell'età del Romanticismo si ebbe un superamento della concezione [[illuminismo|illuminista]] della [[storia]], a cui fu rimproverato di basarsi su un'idea della [[ragione]] astratta e livellatrice, che in nome dei suoi principi generici era giunta a produrre le stragi del [[Regime del Terrore|Terrore]] della [[Rivoluzione francese]]. A quella i romantici sostituirono una «ragione ''storica''», che tenesse conto anche delle peculiarità e dello [[spirito del popolo|spirito dei diversi popoli]], a volte assimilati a degli organismi viventi, con una loro anima e una loro storia.<ref>Traniello, ''Storia Contemporanea'', Torino, Sei, 1989, p. 32.</ref> e una nuova concezione della [[storia]] che mettesse in discussione la convinzione illuminista della capacità degli uomini di costruire e guidare la storia con la [[ragione]].
 
Le vicende della [[Rivoluzione francese]] e il [[Napoleone|periodo napoleonico]] avevano dimostrato che gli uomini si propongono di perseguire alti e nobili fini che s'infrangono dinanzi alla realtà storica. Il secolo dei lumi era infatti tramontato nelle stragi del [[Regime del Terrore|Terrore]] e il sogno di libertà nella tirannide napoleonica. Dunque la storia non è guidata dagli uomini ma è Dio che agisce nella storia. Esiste una [[Provvidenza]] divina che s'incarica di perseguire fini al di là di quelli che gli uomini ingenuamente si propongono di conseguire con la loro meschina ragione.
 
«La storia umana appariva perciò guidata non dalla mente e dal volere dell'uomo, fosse pure il più alto genio, non dal caso, ma da una provvidenza che supera gli accorgimenti politici e che drizza a ignote mete la nave dell'umanità.»<ref>A.[[Adolfo Omodeo]], Introduzione a G. Mazzini ''Scritti scelti'', Edizioni scolastiche Mondadori, Milano, 1952 p.6</ref>
 
Nel complesso, la polemica contro l'ugualitarismo e il cosmopolitismo illuministi assunse aspetti e caratteri diversi a seconda dei contesti, aspetti che tuttavia restarono intrecciati e difficilmente separabili in maniera netta. Vi fu da un lato una tendenza restauratrice, rivolta però non tanto al ripristino anacronista dell'[[Ancien régime]], quanto al recupero di quelle tradizioni, religiose in particolare, ritenute patrimonio della coscienza collettiva.<ref>G. Verucci, ''La restaurazione'' in "Storia delle idee politiche", a cura di L. Firpo, Torino, UTET, 1973.</ref> Significativa fu l'opera di [[De Maistre]] e altri autori, per i quali «la storia umana è diretta da una provvidenza che supera gli accorgimenti politici e che drizza a ignote mete la nave dell'umanità.»<ref>A. Omodeo, Introduzione a G. Mazzini ''Scritti scelti'', Milano, 1934</ref>
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[[Leopold von Ranke]] fu il fondatore del metodo che fu prevalente nella storia ufficiale sino agli anni sessanta del Novecento. Attenzione per le fonti documentarie, studio rigoroso dei fatti sulla base delle fonti e critica per le visioni positivistiche ed hegeliane furono il suo assetto principale. La dottrina metodologica ha il compito di mostrare i fatti come essi sono effettivamente apparsi, astenendosi dal proporre interpretazioni.
 
Fu critico nei confronti della [[filosofia della storia]] e in particolar modo dell'interpretazione proposta da [[Hegel]], la quale escludeva la componente umana dalla storia, riconducendo al solo manifestarsi dell'idea nel mondo fenomenico il percorso storico, finalizzato al pieno affermarsi dell'idea stessa.
Ranke, invece, si proponeva di ricondurre dal piano delle idee a quello dei fatti, connesse tramite una specifica correlazione. Secondo un legame immanente, l'idea non è indagabile a priori slegata dagli eventi, così come nella comprensione della storia non è possibile il passaggio dal particolare fenomenico all'universale dell'idea.
 
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La sua opera principale fu ''Die Kultur der Renaissance in Italien''<ref>Burckhardt, ''La civiltà del Rinascimento in Italia'', Firenze 1953</ref>, pubblicata nel [[1860]]. L'indagine storica di Burckhardt si presenta come una ricerca di tipo culturale, dal momento che l'autore si impegnò a ridurre la storia degli eventi ad un ruolo estremamente marginale, analizzando al contrario soltanto le manifestazioni artistiche e culturali di quel periodo storico. Anche la politica (e ancor di più l'economia) vennero sostanzialmente trascurate in favore dello studio di fattori esclusivamente culturali. Burckhardt analizzò una serie di elementi caratterizzanti quell'età che egli chiamò «fattori costanti e tipici», ricercandone le varie espressioni che potevano trapelare dalla produzione artistica del periodo.
 
====La storiografiaStoriografia marxista====
La storiografia marxista prende spunto dalla concezione materialistica della storia di [[Karl Marx]] e [[Friedrich Engels]].
 
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Marx considera la produzione dei mezzi di sussistenza attività fondamentale dell'uomo, nonché prima azione storica specificamente umana. Sulla base di questa attività ne individua altre tre: la creazione e la soddisfazione di nuovi bisogni, la riproduzione (quindi la famiglia) ed infine la cooperazione fra più individui. Sorge solo ora la coscienza: al contrario di tanti altri, Marx non delinea la coscienza come presupposto dell'uomo, seppur riconoscendole un ruolo fondamentale nella vita, ma come prodotto sociale che si sviluppa in relazione all'evoluzione dei mezzi di produzione e a tutto quello che esse comportano, in una parola alle forze produttive. La coscienza si manifesta quindi in diverse forme a seconda del processo storico. Ma solo con la successiva divisione tra lavoro manuale e mentale la coscienza può automatizzarsi dal mondo, dando luogo alle forme culturali conosciute. La totalità dell'essere sociale va dunque indagata dalla sfera produttiva.
 
====La scuolaScuola delle Annales====
La ''Scuola delle Annales'' (in [[lingua francese|francese]] ''École des Annales'') è la definizione data a quello che, probabilmente, è il più importante gruppo di storici [[Francia|francesi]] del [[XX secolo]] e che divenne celebre per aver introdotto molte rilevanti innovazioni metodologiche nella storiografia. Tale gruppo viene di solito indicato semplicemente ''[[Les Annales]]''. Il nome deriva dalla rivista, fondata nel [[1929]] da [[Marc Bloch]] e [[Lucien Febvre]], ''Annales d'histoire économique et sociale'', tuttora esistente e pubblicata dal [[1994]] con il titolo di ''Annales. Histoire. Sciences sociales''. A Febvre e Bloch si aggiunse il belga [[Henri Pirenne]], studioso di [[storia economica]], che supportava l'analisi storica comparata ovvero una disciplina che mette a confronto diversi aspetti della storia.
 
L'elemento iniziale di novità nell'approccio di Marc Bloch e Lucien Febvre fu il coinvolgimento nello studio della storia di altre discipline, dalla [[geografia]] alla [[sociologia]]. Nei primi anni di lavoro presso l'[[Università di Strasburgo]] collaborarono strettamente con studiosi di altre scienze sociali e ne acquisirono parte dei metodi. Un altro elemento innovativo apportato da questa corrente di studio fu lo spostamento dell'attenzione dallo studio della storia degli "eventi" (''histoire événementielle'') a favore dello studio della storia delle strutture.
 
====La microstoriaStoria sociale ====
{{Vedi anche|Storia sociale}}
La storia sociale è una disciplina storica emersa dalla storia economica tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, sviluppatasi significativamente tra gli anni '50 e '80. Si distingue per il suo focus sulle strutture sociali e le dinamiche collettive all'interno delle società, piuttosto che sugli individui o sugli affari di Stato. Gli storici sociali analizzano l'evoluzione di gruppi sociali, dalle comunità locali fino a imperi o civiltà, tracciando le trasformazioni nel tempo attraverso i rapporti economici, demografici e sociali.<ref name=":0">{{Cita web|url=https://www.britannica.com/topic/social-history|titolo=Social history {{!}} Cultural Change, Social Movements & Everyday Life {{!}} Britannica|sito=www.britannica.com|lingua=en|accesso=2024-10-27}}</ref>
 
Questa disciplina si concentra sul cambiamento sociale e sulle sue connessioni con la politica, i movimenti sociali e le idee condivise, trattando temi come classe, disuguaglianza, famiglia, lavoro, genere e razza. Inizialmente orientata verso lo studio di gruppi marginalizzati, la storia sociale ha poi incluso anche le classi medie e alte. Fortemente interdisciplinare, si intreccia con sociologia, economia, antropologia e studi culturali per offrire una comprensione più ampia delle società nel tempo.<ref>{{Cita libro|nome=Christoph|cognome=Conrad|titolo=Social History|url=http://dx.doi.org/10.1016/b978-0-08-097086-8.62127-x|data=|anno=2015|editore=Elsevier|pp=307–312|opera=International Encyclopedia of the Social & Behavioral Sciences|ISBN=978-0-08-097087-5}}</ref>
 
====Microstoria====
{{Vedi anche|Microstoria|Carlo Ginzburg|Il formaggio e i vermi}}
[[File:Carlo Ginzburg par Claude Truong-Ngoc mars 2013.jpg|thumb|upright=0.8|[[Carlo Ginzburg]]]]
Un impulso fondamentale alla crescita della nuova storia culturale è stato dato dal lavoro di alcuni ricercatori italiani, [[Carlo Ginzburg]], [[Giovanni Levi]] e Edoardo Grendi che intorno agli [[anni 1970|anni settanta]] hanno dato vita al filone di studio della cosiddetta [[microstoria]]. Questo indirizzo storiografico ha proposto la revisione dei metodi quantitativi della storia economica per liberarsi dal [[determinismo]] che caratterizzava le ricerche storiche di natura socioeconomica. L'obiettivo è stato quello di mettere a fuoco gli individui e le singole personalità storiche, le cui caratteristiche avrebbero permesso di ricostruire le mappe mentali, i costumi e gli atteggiamenti degli uomini del passato.
La microstoria ha voluto distanziarsi dalla cosiddetta «grande narrazione» del progresso occidentale. Questo significa rifiutare l'immagine di una civiltà che, dall'antica [[Grecia antica|Grecia]] al [[Cristianesimo]], fino all'[[Illuminismo]] ed alla [[rivoluzione industriale]], è stata descritta nei termini di un grande percorso di costante progresso e sviluppo. NelleTra le pieghe di questo percorso trionfalistico - questa è stata la critica mossa dai microstorici - sono stati dimenticati i contributi di molte culture minori, di gruppi umani e singolarità di vario genere che non hanno partecipato in modo diretto ai grandi eventi storici sopra elencati.
 
A partire dagli [[anni 70|anni Settanta]] sono comparse centinaia di ricerche microstoriche, ma indubbiamente il più importante riferimento bibliografico è ''[[Il formaggio e i vermi]]'' scritto e pubblicato nel [[1976]] da [[Carlo Ginzburg]].
 
==== La New Cultural History ====
[[File:Berkeley glade afternoon.jpg|thumb|left|[[Università della California, - Berkeley]]]]
Con il termine ''nuova storia culturale'' si intende un preciso filone di studi iniziato nella seconda metà del [[XX secolo]] che ha sviluppato e approfondito le innovazioni che gli storici culturali ottocenteschi e primo-novecenteschi avevano introdotto. L'espressione «nuova storia culturale» (''New Cultural History'', da cui l'acronimo NCH) è entrata in uso alla fine degli [[anni 1980|anni ottanta]]. Era il titolo di un libro, destinato a grande notorietà, pubblicato nel [[1989]] dalla storica americana Lynn Hunt, che raccoglieva i contributi forniti da vari studiosi ad un incontro tenutosi due anni prima a [[Berkeley (California)|Berkeley]], presso l'[[Università della California]], sul tema ''La storia della Francia: testi e cultura''<ref>Hunt, ''The New Cultural History'', Berkeley 1989.</ref>.
Questo settore di studio ha vissuto una crescita spedita a partire dagli [[anni 1970|anni settanta]]. Il numero degli storici che si sono dichiarati "culturalisti" è aumentato in maniera considerevole, sviluppandosi a spese di altre discipline storiche come la storia sociale e la storia economica. Tra il [[1992]] e il [[2006]] il numero di storici identificati nella categoria della storia sociale è diminuito del 60 per cento, mentre il numero di quanti si riconoscono nella cosiddetta storia culturale è aumentato del 78 per cento[1]. Nel [[2008]] è stata inoltre fondata ufficialmente la ''International Society for Cultural History'', con lo scopo di coordinare a livello sovranazionale le molte ricerche nate in grembo a questa disciplina.
L'espressione «nuova storia culturale» (''New Cultural History'', da cui l'acronimo NCH) è entrata in uso alla fine degli [[anni 1980|anni ottanta]]. Era il titolo di un libro, destinato a grande notorietà, pubblicato nel [[1989]] dalla storica americana Lynn Hunt, che raccoglieva i contributi forniti da vari studiosi ad un incontro tenutosi due anni prima a [[Berkeley]], presso l'[[Università della California]], sul tema ''La storia della Francia: testi e cultura''<ref>Hunt, ''The New Cultural History'', Berkeley 1989.</ref>.
Questo settore di studio ha vissuto una crescita spedita a partire dagli [[anni 1970|anni settanta]]. Il numero degli storici che si sono dichiarati "culturalisti" è aumentato in maniera considerevole, sviluppandosi a spese di altre discipline storiche come la storia sociale e la storia economica. Tra il [[1992]] e il [[2006]] il numero di storici identificati nella categoria della storia sociale è diminuito del 60 per cento, mentre il numero di quanti si riconoscono nella cosiddetta storia culturale è aumentato del 78 per cento[1]. Nel [[2008]] è stata inoltre fondata ufficialmente la ''International Society for Cultural History'', con lo scopo di coordinare a livello sovranazionale le molte ricerche nate in grembo a questa disciplina.
 
====La World History====
La ''[[World History]]'' (da non confondere con la [[storia mondiale]] o la [[storia universale]]), è un metodo di insegnamento e di indagine storiografica emerso nel [[1980]] che vuole esaminare la storia da una prospettiva globale superando le visioni monoculturali e parziali. La world history rileva e analizza schemi e modelli applicabili a tutte le culture umane nell'evoluzione storica. Questa disciplina basa il suo studio su due categorie storiografiche principali: il [[sincretismo]] (come i processi storici hanno avvicinato le culture più disparate) e la discrepanza (la varietà e le differenze tra i modelli sociali).
 
Dal 1936-1954 escono in tre periodi differenti i dieci volumi che compongono ''Study of History'' di [[Arnold J. Toynbee|Toynbee]], questo studioso segue il pensiero comparativo specifico per le civiltà indipendenti di Spengler. Toynbee rivela sorprendenti parallelismi ed analogie nelle nove culture organiche definite da Spengler per quanto riguarda la loro origine, lo sviluppo e il loro decadimento. Toynbee rigetta però il determinismo dei cicli di crescita e declino come retti da una legge naturale, la sopravvivenza di una civiltà dipende per Toynbee dalla sua risposta ai mutamenti del contesto. Come [[Sima Qian]], Toynbee spiega il declino come dovuto alla loro corruzione morale. Dal primo al sesto volume individua come soluzione a questo degrado morale dell'occidente il ritorno a una qualche forma di cattolicesimo pre riforma, dal settimo all'ultimo volume il suo seguito popolare diminuisce mentre tra gli studiosi prende corpo il dibattito sugli errori contenuti nelle sue teorie.<ref>William H. McNeill, ''Arnold J. Toynbee a Life'' (1989)</ref>
 
[[William H. McNeill|McNeill]] in ''The Rise of the West'' (1965) partendo dagli studi di Toynbee, dimostra come società differenti dell'[[Eurasia]] abbiano interagito tra di loro fin dall'inizio della loro storia influenzandosi reciprocamente. Lo studio di McNeill si focalizza ampiamente intorno alle relazioni dei popoli mondiali rilevando come queste siano diventate più consistenti e frequenti negli ultimi tempi. Prima del 1500 circa la rete di comunicazione tra le culture è stata l'universo eurasiatico, il termine usato per descrivere queste aree di interazione varia da studioso a studioso, alcuni di questi lo definiscono [[sistema-mondo]] o [[ecumene]]. Ma indipendentemente da come viene chiamato, l'importanza di questi contatti interculturali ha cominciato ad essere riconosciuta da molti studiosi.<ref>William H. McNeill, "The Changing Shape of World History." ''History and Theory'' 1995 34(2): 8–26.</ref>
 
==I caratteri della storiografia moderna
Alcuni caratteri della storiografia antica persistono, spesso con adeguamenti, nella storiografia moderna, tuttavia è chiaro che, proprio per le leggi della storia stessa, il presente è diverso dal passato e così la più recente concezione storiografica è sostanzialmente diversa da quella antica. La differenza più importante dipende dal fatto che la storiografia moderna è figlia del metodo scientifico: essa non è una scienza esatta, ma della scienza condivide l'obiettivo di cercare la verità sulla base di un metodo razionale. Una condizione di questa ricerca della verità è l'obiettività dello storico. Anche l'obiettività, come la verità storica, rappresenta una meta a cui tendere più che un obiettivo sistematicamente raggiungibile.
 
È già uno stadio importante del processo che mira all'obiettività l'onestà intellettuale dello storico, che deve mirare veramente alla ricerca della verità e non a somministrare al suo pubblico ''verità'' intenzionalmente deformate o stravolte da preconcetti ideologici oppure deturpate dalla volontà di offrire un piacevole intrattenimento. I racconti deformati da una storiografia politicamente militante o romanzati da un giornalismo storiografico di carattere commerciale, le notizie a effetto, le accentuazioni arbitrarie di aspetti sensazionali sono sottoprodotti della storiografia che la moderna società della comunicazione produce incessantemente e che rischiano di contaminare la nostra conoscenza storica. Un importante antidoto per evitare tali deformazioni può essere garantito dall'autonomia dello storico, che deve poter esercitare la propria ricerca in serenità, senza dipendere da ''padroni'' né da poteri forti.
 
D'altra parte lo storico deve essere consapevole che la storiografia è imprescindibile dall'intervento dello storico. Anche le testimonianze, per quanto abbiano un'esistenza oggettiva, sono comunque selezionate, gerarchizzate, interpretate dallo storico; ancora una volta l'esperienza dell'informazione contemporanea dimostra quanto si possa influenzare l'opinione pubblica semplicemente disponendo i fatti in un certo ordine, così da valorizzarne alcuni a svantaggio di altri.
 
Anche lo storico moderno ritiene di esercitare un mestiere utile, ma in un senso diverso da quanto pensavano gli antichi in base alla concezione della storia come ''magistra vitae''. Secondo gli storici moderni la storia ha una duplice utilità: innanzitutto permette di conoscere se stessi attraverso la conoscenza del passato spinta fino alle proprie origini; inoltre consente di mettersi in guardia dal ripetere errori che sono già stati commessi in passato, senza però poter arrivare ad insegnare come effettivamente comportarsi in quanto le circostanze storiche non si ripetono mai uguali in epoche e contesti diversi.
 
====Storia globale====
Recentemente, in un articolo dell'[[Araldica|araldista]]<ref name=":0">{{Cita pubblicazione|autore=Fabio Manuel Serra|titolo=Riflessioni sulla logica in rapporto al metodo storiografico. Paragone tra il lavoro dello storico e quello dello storiofilo|rivista=RiMe - Rivista dell'Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea|numero=n.2/I n.s., giugno 2018|p=123|doi=10.7410/1350|ISBN=978-88-97317-40-1|ISSN=2035-794X}}</ref> e [[Paleografia latina|paleografo]]<ref name=":0" /> italiano [[Fabio Manuel Serra]], riprendendo le posizioni di [[Robin George Collingwood]], di [[Carl Gustav Hempel]] e di [[Karl Popper]], è stata proposta una lettura del metodo storiografico contemporaneo secondo il rigore della [[logica del prim'ordine]]<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Fabio Manuel Serra|titolo=Riflessioni sulla logica in rapporto al metodo storiografico. Paragone tra il lavoro dello storico e quello dello storiofilo.|rivista=RiMe - Rivista dell'Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea|numero=n.2/I n.s., giugno 2018|p=112|doi=10.7410/1350|ISBN=978-88-97317-40-1|ISSN=2035-794X}}</ref> e anche della [[logica modale]]<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Fabio Manuel Serra|titolo=Riflessioni sulla logica in rapporto al metodo storiografico. Paragone tra il lavoro dello storico e quello dello storiofilo.|rivista=RiMe - Rivista dell'Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea|numero=n.2/I n.s., giugno 2018|p=115|doi=10.7410/1350|ISBN=978-88-97317-40-1|ISSN=2035-794X}}</ref> con l'intento di fornire una dimostrazione logico-filosofica di come sia possibile produrre una conoscenza storica che possa tendere a un metodo scientifico oggettivo, ma anche con l'intento di mettere in luce come sia fattibile, da parte di chi non si attiene (per vari motivi) al rigore metodologico, produrre una conoscenza storica falsa che però, apparendo verosimile, trova successo in sede divulgativa, generando il rischio di vanificare il lavoro dei professionisti.
{{Vedi anche|Storia globale}}
La storia globale analizza eventi, fenomeni e processi storici su scala mondiale. Questo approccio supera i confini tradizionali della storiografia nazionale, cercando di comprendere le interconnessioni e le influenze reciproche tra diverse regioni del mondo. La disciplina è emersa nel tardo XX secolo come risposta alla crescente globalizzazione e alla necessità di riconsiderare i paradigmi storici tradizionali. Essa pone al centro dello studio temi come le migrazioni, il commercio, la diffusione di idee e tecnologie, e l’impatto ambientale su scala planetaria. La storia globale è complementare ad altri approcci di studio, quali la [[storia universale]], la [[storia ambientale]] e la [[storia comparata]] che pure tendono a superare l'ottica nazionale tradizionale della storiografia.
 
==Note==
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*G. Resta - V. Zeno Zencovich, ''La storia giuridificata'', in G. Resta e [[Vincenzo Zeno-Zencovich]] (cur.), ''Riparare. Risarcire. Ricordare. Un dialogo tra storici e giuristi'', Napoli, Editoriale Scientifica, 2012.
*Gian Paolo Romagnani, ''Storia della storiografia. Dall'antichità a oggi'', Roma, Carocci, 2019, ISBN 9788843094448
*Fabio Manuel Serra, ''Riflessioni sulla logica in rapporto al metodo storiografico. Paragone tra il lavoro dello storico e quello dello storiofilo'', in RiMe - Rivista dell'Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea dell'[[Istituto di storia dell'Europa mediterranea|ISEM]] del [[Cnr|CNR]], n.2/I n.s., giugno 2018; {{DOI|10.7410/1350}}, ISBN 978-88-97317-40-1 {{ISSN|2035-794X}}.
 
==Voci correlate==
* [[Storia|Geodeterminismo]]
* [[Storia|Giudizio storico]]
* [[Storia]]
* [[Storia dell'uomoambientale]]
* [[Storia culturale]]
* [[GiudizioStoria storicoeconomica]]
* [[GeodeterminismoStoria dell'uomo]]
* [[Storia politica]]
* [[Storia sociale]]
* [[Storiografia filosofica]]
 
== Altri progetti ==