Partito Nazionale Fascista: differenze tra le versioni

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|stato = ITA 1861-1946
|fondazione = 9 novembre [[1921]]
|derivato da = *[[Fasci italiani di combattimento]]
*[[Associazione Nazionalista Italiana]]
|dissoluzione = 2 agosto [[1943]]
|confluito in = [[Partito Fascista Repubblicano]]
|sede = Via della Lungara 230, [[Palazzo dellaVilla Farnesina]], [[Roma]]
|abbreviazione = PNF
|ideologia = [[Fascismo]]<ref>{{cita|Mussolini e Gentile}}.</ref><ref name="A History of Fascism, 1914-1945" /><br/>[[Nazionalismo italiano]]<ref>{{cita libro|autore-capitolo=Roger Griffin|capitolo=Nationalism|curatore=Cyprian Blamires|titolo=World Fascism: A Historical Encyclopedia|volume=2|città=Santa Barbara, California|editore=ABC-CLIO|anno=2006|pp=451–453|lingua=en}}</ref><br />[[Nazionalismo rivoluzionario]]<ref>{{en}} Roger Griffin, «How fascist was Mussolini?», ''New Perspective'', vol. 6, no. 1, September 2000, pp. 31–35.</ref><ref>{{en}} Aristotle A. Kallis, «Perversions of Nationalism», in Guntram H. Herb, David H. Kaplan (a cura di), ''Nations and Nationalism: A Global Historical Overview'', Santa Barbara, CaliforiaCalifornia, ABC-CLIO, 2008, p. 515.</ref><br />[[Militarismo]]<ref name="A History of Fascism, 1914-1945">{{cita|Payne}}.</ref><br>[[Conservatorismo nazionale]]<ref>{{cita|Payne|p. 106}}.</ref><ref name="Cyprian Blamires 2006. pp. 451-453">Roger Griffin, "Nationalism" in Cyprian Blamires, ed., ''World Fascism: A Historical Encyclopedia'', vol. 2 (Santa Barbara, California: ABC-CLIO, 2006), pp. 451–53.</ref><ref>{{Cita libro|autore=Riley, Dylan|titolo=The Civic Foundations of Fascism in Europe: Italy, Spain, and Romania, 1870–1945|url=https://books.google.com/books?id=Lc_KTSUOQPkC&pg=PA42|anno=2010|editore=Johns Hopkins University Press|isbn=978-0-8018-9427-5|p=42}}</ref><br/>[[Corporativismo]]<ref>{{cita libro|titolo=Il Corporativismo nell'Italia di Mussolini|autore=Piero Barucci, Piero Bini, Lucilla Conigliello|editore=FIRENZE UNIVERSITY PRESS|anno=2018}}</ref><ref>{{en}} Robert Millward. ''Private and Public Enterprise in Europe: Energy, Telecommunications and Transport, 1830–1990''. Cambridge, Inghilterra: Cambridge University Press, 2005, p. 178.</ref><ref>{{en}} Cyprian Blamires, ''World Fascism: A Historical Encyclopedia, Volume 1'', Santa Barbara, California: ABC-CLIO, 2006, p. 535.</ref><br><ref name="Mark Antliff 2007. p. 171">Mark Antliff. ''Avant-Garde Fascism: The Mobilization of Myth, Art, and Culture in France, 1909–1939''. Duke University Press, 2007. p. 171.</ref><ref>{{Cita libro|autore=Walter Laqueur|titolo=Fascism: A Reader's Guide : Analyses, Interpretations, Bibliography|url=https://books.google.com/books?id=2s8OaLD7y_oC&pg=PA341|anno=1978|editore=U of California Press|p=341|isbn=978-0-520-03642-0}}</ref><ref name="Maria Sop Quine 1995. pp. 46-47">Maria Sop Quine. ''Population Politics in Twentieth Century Europe: Fascist Dictatorships and Liberal Democracies''. Routledge, 1995. pp. 46–47.</ref><br />[[Imperialismo]]<ref name="A History of Fascism, 1914-1945" /><br>[[Populismo]]<ref>{{Cita libro|titolo=The United States, the Soviet Union and the Geopolitical Implications of the Origins of the Cold War|nome=Nicolas|cognome=Lewkowicz|anno=2018|editore=Anthem Press|p=42}}</ref><ref>{{Cita libro|titolo=Fascism Past and Present, West and East|editore=Columbia University Press|p=47|anno=2006|nome=Roger|cognome=Griffin}}</ref><br>[[Terza posizione (ideologia)|Terza posizione]]<ref>{{en}} Denis Mack Smith, ''Modern Italy: A Political History'', University of Michigan Press, 1979, pp. 284, 297.</ref><ref>{{en}} Denis Mack Smith, ''Mussolini'', New York: Vintage Books, 1983, p. 38.</ref><ref>{{cita|Payne|p. 99}}.</ref><br />[[Socialismo nazionale]]<ref>Arrigo Petacco, ''Il comunista in camicia nera: Nicola Bombacci tra Lenin e Mussolini'', Milano, Mondadori, 1997.</ref><br>[[Monarchismo]]<ref>Indro Montanelli, Mario Cervi, ''L'Italia in Camicia nera'', Rizzoli, 1976, p. 113.</ref> <small>(dal 1922)</small><br />[[Autarchia]]<ref>{{en}} Alexander J. De Grand, ''Italian Fascism: Its Origins and Development'', ed. 3, Lincoln, Nebraska: University of Nebraska Press, 2000, pp. 31–33.</ref> <small>(dal 1936)</small><ref>Il regime fascista intraprese la via autarchica come reazione alle [[sanzioni economiche all'Italia fascista|sanzioni economiche all'Italia]]. In precedenza, il fascismo aveva sostenuto il [[liberismo]] (dal 1922 al 1927, con il ministro fascista di idee liberiste [[Alberto de' Stefani]]) e in seguito un maggior [[protezionismo]]</ref><br />[[Antisemitismo]]<ref name="Oliva2007">Gianni Oliva, ''L'ombra nera. Le stragi nazifasciste che non ricordiamo più'', Mondadori, Collana: Le scie, 2007.</ref> <small>(dal 1938)</small><br/>[[Anticomunismo]]
|internazionale = [[Comitati d'Azione per l'Universalità di Roma]]<br />(1933–1939)
|collocazione = [[Estrema destra]]<ref>{{cita libro|autore=Francesco Raniolo|titolo=I partiti politici|anno=2013|editore=[[Editori Laterza]]|città=Roma|pagine=116–117}}</ref>
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|categorie = no
}}
 
Il '''Partito Nazionale Fascista''' ('''PNF''') è stato un [[partito politico]] [[italia]]no, espressione del [[Fascismo|movimento fascista]]. Nato nel novembre [[1921]] dalla trasformazione in partito del movimento [[Fasci italiani di combattimento]], guidò la cosiddetta [[marcia su Roma]] che nell'autunno del [[1922]] portò [[Benito Mussolini]] a divenire [[Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia|presidente del Consiglio dei ministri]]. Nel [[1923]] si fuse con l'[[Associazione Nazionalista Italiana]] e tra la metà e la fine degli [[anni 1920]] diventò, prima ''[[de facto]]'' e poi ''[[de iure]]'', il [[monopartitismo|partito unico]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] fino alla [[caduta del regime fascista]], avvenuta il 25 luglio del [[1943]].
 
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=== Fondazione ===
{{vedi anche|Fasci italiani di combattimento}}
Per iniziativa di Benito Mussolini, il 23 marzo [[1919]] nacque un movimento chiamato [[Fasci italiani di combattimento]], fondato in [[piazza San Sepolcro]] a [[Milano]].
 
Il Partito Nazionale Fascista fu fondato a [[Roma]] il 9 novembre [[1921]], quando nel corso del [[III Congresso dei Fasci italiani di combattimento|terzo congresso dei Fasci (7-10 novembre)]] fu deciso lo scioglimento del movimento, che contava già {{formatnum:312000}} iscritti.<ref>[http://www.gdf.it/repository/ContentManagement/information/P1331093562/Marina_di_Massa.pdf?download=1 ''Guardia di Finanza''<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20111230085538/http://www.gdf.it/repository/ContentManagement/information/P1331093562/Marina_di_Massa.pdf?download=1 |date=30 dicembre 2011 }}.</ref> Come primo segretario venne eletto [[Michele Bianchi]]. Come movimento giovanile si dotò nei giorni successivi dell'[[Avanguardia giovanile fascista|Avanguardia Giovanile Fascista]].
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Il 24 ottobre [[1922]] a [[Napoli]] si tenne il Consiglio nazionale del Partito Nazionale Fascista, che si trasformò in una grande adunata di diverse migliaia di camicie nere. Quel giorno Mussolini annunciò la nomina dei [[quadrumviri]] che avrebbero condotto una marcia verso la capitale. Tra il 27 e il 28 diverse colonne, con circa 25.000 fascisti si diressero su Roma, rivendicando dal sovrano la guida politica del Regno d'Italia.
 
Dopo la [[marcia su Roma]] del 28 ottobre [[1922]], Mussolini, che era stato eletto deputato l'anno precedente insieme ad altri esponenti fascisti, fu incaricato dal re [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]] di formare [[Governo Mussolini|un nuovo governo]] sostenuto da una maggioranza composta anche dal [[Partito Popolare Italiano (1919)|Partito Popolare Italiano]] e da altri gruppi di estrazione [[liberalismo|liberale]] e demo-sociale. Il [[governo Mussolini]] ottenne la fiducia alla Camera dei deputati il 17 novembre 1922.
 
Il 15 dicembre 1922 fu costituito il [[Gran consiglio del fascismo|Gran Consiglio del Fascismo]], organo supremo del Partito Nazionale Fascista, che tenne la sua prima seduta il 12 gennaio [[1923]].
 
Con regio decreto-legge del 14 gennaio 1923, n. 31,<ref>{{GURI|Regio decreto 14 gennaio 1923, n. 31|R|1923-01-20|eli/id/1923/01/20/023U0031/sg|2022-06-04}}</ref> entrato in vigore il 1º febbraio 1923, si accorparono le [[Squadrismo|Squadre d'azione]] del Partito Nazionale Fascista (''Camicie nere'') e i [[Sempre Pronti per la Patria e per il Re]] dell'[[Associazione Nazionalista Italiana]] (''Camicie azzurre'') nella [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]].
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=== Regime ===
{{vedi anche|Storia del fascismo italiano}}
Alle [[elezioni politiche in Italia del 1924|elezioni politiche dell'aprile 1924]] il partito si presentò con la [[Lista Nazionale]], in cui erano inseriti, oltre che fascisti e nazionalisti, anche diversi esponenti della destra liberale. Ci furono violenze squadriste e fu impiegata in alcune regioni una "lista civetta", la Lista Nazionale bis, volta a drenare ulteriori voti. Il "Listone" ottenne una netta maggioranza con il 65,2% dei voti e 376 deputati (di cui 275 fascisti). Il [[governo Mussolini|governo]], con il rimpasto del 1º luglio [[1924]], fu composto solo da esponenti di questa lista.
 
Tali risultati furono però duramente contestati dalle opposizioni, che denunciarono numerose irregolarità. In tale quadro, il deputato [[Giacomo Matteotti]], dopo aver denunciato brogli in parlamento, venne ucciso da estremisti fascisti. La vicenda ebbe seguito il 3 gennaio [[1925]], quando Mussolini, con un discorso alla [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Camera dei deputati]], dichiarò provocatoriamente di assumersi la responsabilità storica di quanto accaduto, promettendo di chiarire la situazione nei giorni immediatamente seguenti. In sede giudiziaria, sia all'epoca dei fatti, sia nel [[Secondo dopoguerra in Italia|secondo dopoguerra]], non fu mai provato alcun coinvolgimento diretto del Duce o di altri gerarchi nell'organizzazione del delitto: tesi sostenuta anche da alcuni storici e dal giornalista [[Indro Montanelli]],<ref>Indro Montanelli e Paolo Granzotto, ''Sommario di storia d'Italia: dall'unità ai giorni nostri'', Rizzoli, 1986</ref> per i quali le responsabilità di Mussolini non furono dirette, ma solo di natura morale. La crisi seguita all'omicidio di Matteotti, che era parsa far vacillare la presa di Mussolini e del fascismo, fu invece abilmente sfruttata dal duce per avviare la dittatura vera e propria.
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Le sedi locali del partito erano denominate [[Casa del Fascio|case del Fascio]]. Dopo l'emanazione nel [[1926]] delle cosiddette [[leggi fascistissime]] il Partito Nazionale Fascista fu l'unico partito ammesso in Italia fino al 25 luglio [[1943]], e dotandosi di un proprio [[s:Statuto del Partito Nazionale Fascista|statuto]]. Il ''[[Gran Consiglio del Fascismo]]''<ref>legge n. 2693 del 9 dicembre [[1928]]</ref> divenne organo costituzionale del Regno: "organo supremo, che coordina e integra tutte le attività del regime sorto dalla [[rivoluzione fascista|rivoluzione]] dell'ottobre 1922". Il Gran Consiglio deliberava sulla lista dei deputati da sottoporre al corpo elettorale (poi sostituiti dai ''consiglieri nazionali'' della [[Camera dei fasci e delle corporazioni|Camera dei Fasci e delle Corporazioni]]); sugli statuti, gli ordinamenti e le direttive politiche del Partito Nazionale Fascista; sulla nomina e la revoca del Segretario, dei Vicesegretari, del Segretario amministrativo e dei membri del Direttorio nazionale del Partito Nazionale Fascista. Le iscrizioni al Partito aumentarono a dismisura quando, il 29 marzo 1928, si decise che gli iscritti al partito avrebbero avuto la precedenza nelle liste di collocamento (più antica era l'affiliazione, più si "scalavano" le graduatorie).<ref>[http://books.google.com/books?id=ID-0GmjIHwYC&lpg=PA277&ots=iKtFGnc2WD&dq=n.%201003%20decreto%2029%20marzo%201928&hl=it&pg=PA277#v=onepage&q=n.%201003%20decreto%2029%20marzo%201928&f=false Francesco Luigi Ferrari, "Il Regime Fascista Italiano", Roma 1983, Edizioni di Storia e Letteratura]</ref>
 
Quasi due anni esatti dopo, il 28 marzo [[1930]], si decretò che per poter svolgere gli incarichi scolastici di alto livello (presidi e rettori) bisognava essere tesserati almeno da cinque anni. Il 3 marzo del [[1931]] le iscrizioni furono sospese per circa un anno; questo dato fa intuire che molte furono le adesioni al Partito Fascista dettate esclusivamente da interesse:<ref>{{cita|Gambino|p. 99}}.</ref><ref>[http://corrierealpi.gelocal.it/cronaca/2011/12/16/news/una-citta-fascista-solo-per-interesse-ma-tiepida-e-divisa-1.2861494 ''Una città fascista solo per interesse (ma tiepida e divisa)''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140326013622/http://corrierealpi.gelocal.it/cronaca/2011/12/16/news/una-citta-fascista-solo-per-interesse-ma-tiepida-e-divisa-1.2861494 |date=26 marzo 2014 }}, ''[[Corriere delle Alpi]]'', 16 dicembre 2011</ref> contro di esse si mosse il segretario [[Giovanni Giuriati]], [[Scandalo Belloni|attivista anti-corruzione]] che, forse proprio per questa spinta "moralizzatrice", venne destituito dal Duce dopo pochi mesi<ref>Marco Palla, ''Mussolini e il fascismo'', Giunti, Firenze, 1993, pagg. 64-65</ref>. Un ruolo educativo fu proprio dall'Istituto Fascista di Cultura, attualmente Università Popolare degli studi di Milano, che fu convertita da Università Popolare di Milano a Scuola Fascista, che durante tutto il periodo diede formazione e cultura fascista.
 
Nel 1930 furono creati i [[Fasci giovanili di combattimento]]. Gli anni Trenta furono caratterizzati dalla segreteria di [[Achille Starace]], "fedelissimo" di Mussolini e uno dei pochi gerarchi fascisti provenienti dal sud Italia, che lanciò una campagna di fascistizzazione del paese fatta di cerimonie oceaniche e creazione di organizzazioni volte a inquadrare il paese e il cittadino in ogni sua manifestazione (sia pubblica sia privata). Al fine di irregimentare anche i movimenti giovanili Starace portò sotto il controllo diretto del partito sia l'[[Opera nazionale Balilla]] (ONB) sia i Fasci Giovanili, che furono sciolti e fatti confluire nella nuova [[Gioventù Italiana del Littorio]] (GIL).
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* [[IV Congresso del Partito Nazionale Fascista|IV Congresso Nazionale]] – Roma, 21–22 giugno [[1925]]<ref>Antonio Canepa, ''L'organizzazione del P.N.F.'', Palermo, Ciuni, 1939, p. 58.</ref><ref>Ricciotti Lazzero, ''Il Partito nazionale fascista'', Milano, Rizzoli, 1985, p. 13.</ref><ref>Emilio Gentile, ''Fascismo. Storia e interpretazione'', Roma-Bari, Laterza, 2002, p. 10.</ref><ref name="De Felice">{{cita|De Felice|p. 127}}.</ref>
 
La numerazione dei congressi del PNF proseguì quella dei FIC. Tuttavia il congresso del 1925 viene considerato il quinto dai documenti ufficiali del PNF,<ref>Partito Nazionale Fascista, ''Atti del V Congresso Nazionale. Roma, 21-22 giugno 1925'', Roma, a cura dell'Ufficio Propaganda del P.N.F., 1925.</ref> ma non dagli storici come De Felice.<ref name="De Felice"/> Questo perchèperché venne considerato come congresso la riunione fascista all'hotel Vesuvio di [[Napoli]] del 24-25 ottobre [[1922]],<ref>{{Cita web|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,0026_01_1922_0254_0001_17170641/anews,true/|titolo=La Stampa - Consultazione Archivio|accesso=13 febbraio 2018}}</ref> che ufficialmente era un Consiglio Nazionale.<ref>{{cita|De Felice|pp. 345-347}}.</ref><ref>{{Cita web|url=http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerGiorno.php?year=1922&month=10&day=25|titolo=Le notizie del 25 ottobre 1922|sito=cinquantamila.corriere.it|accesso=13 febbraio 2018|dataarchivio=13 febbraio 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180213195858/http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerGiorno.php?year=1922&month=10&day=25|urlmorto=sì}}</ref>
 
Nel [[1926]], con una modifica allo Statuto del PNF, i congressi nazionali furono aboliti.
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== Segretari ==
Il segretario del partito dal gennaio 1937 ebbe la qualifica di [[Ministro]] Segretario di Stato.
 
* [[Michele Bianchi]] (11 novembre [[1921]] – 4 novembre [[1922]])<ref>{{Treccani|michele-bianchi_%28Dizionario-Biografico%29/|Michele Bianchi|autore=Alceo Riosa}}</ref>
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== Bibliografia ==
* {{cita libro|curatore=Cyprian Blamires|titolo=World Fascism: A Historical Encyclopedia|url=https://archive.org/details/worldfascismhist0000unse|città=Santa Barbara, California|editore=ABC-CLIO|anno=2006|lingua=en|cid=Balmires}}
* {{cita libro|autore=R. De Felice|wkautore=Renzo De Felice|titolo=Mussolini il fascista|volume=I (1925-1929)|città=Torino|editore=Einaudi|anno=1968|cid=De Felice}}
* {{cita libro|autore=A. Gambino|wkautore=Antonio Gambino|titolo=Storia del PNF|editore=Sugar|anno=1962|cid=Gambino|SBN=IT\ICCU\MOD\0251000MOD0251000}}
* {{cita libro|autore=B. Mussolini|autore2=G. Gentile|titolo=[[La dottrina del fascismo]]|pubblicazione=[[Enciclopedia Treccani|Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti]]|anno=1932|volume=XIV|pp=847-884|cid=Mussolini e Gentile}}
* {{cita libro|autore=Stanley G. Payne|titolo=A History of Fascism. 1914–1945|url=https://archive.org/details/historyoffascism00payn|editore=University of Wisconsin Press|anno=1995|cid=Payne|lingua=en}}