Niccolò Terzi il Vecchio: differenze tra le versioni

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{{Infobox militare
|Nome = Niccolò Terzi
|Soprannome = il Vecchio
|Data_di_nascita = [[1327]]
|Nato_a =
|Data_di_morte = gennaio [[1398]]
|Morto_a = [[Bergamo]]
|Nazione_servita = [[Ducato di Milano]]
|Forza_armata = Mercenari
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|AnnoNascita = 1327
|LuogoMorte = Bergamo
|GiornoMeseMorte = gennaio
|AnnoMorte = 1398
|Attività = condottiero
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== Biografia ==
Figlio di Guido (II) o ''Guidone de Tertiis'', fratello di Giberto, Niccolò apparteneva alla nobile famiglia dei [[Terzi di Parma]], un ramo della più antica casata dei [[da Cornazzano]], conosciuti anche come Terzi Cornazzani.<ref>Le biografie e le genealogie della casata dei Terzi si trovano ricostruite nello studio, pubblicato a cura della Deputazione di Storia Patria per le Province Parmensi, di Paolo Cont, ''I Terzi di Parma, Sissa e Fermo'', Prefazione di Marco Gentile, seconda edizione, ("Fonti e Studi", serie III, XXIXIV-2), Parma, 2017.presso la Deputazione di Storia Patria per le Province Parmensi, 2019.</ref>
 
Nicolò il Vecchio fu conte di [[Tizzano Val Parma]], di [[Rocca di Belvedere|Belvedere]] e di altre terre del Parmigiano, feudi dei quali i Terzi erano già stati investiti, accompagnati da vasti benefici ed esenzioni, dall’imperatoredall'imperatore [[Ludovico il Bavaro]] con il diploma sigillato a Norimberga il 7 dicembre [[1329]].<ref> Il diploma è intestato ai ''Nobilibus viris Guidoni, & Filippono fratribus de Tertiis Civibus Civitatis Parme & Imperii fidelibus dilecti'', cioè rispettivamente al padre e allo zio di Niccolò. Cfr. I. Affò, ''Storia della città di Parma'', IV, Parma 1795, pp. 370. </ref>
 
Nel [[1364]] Niccolò, era capitano della cavalleria leggera di [[Barnabò Visconti]]. «Dice il Da Erba che Niccolò Terzi, Conte di Tizzano, era stato capitano de’ cavalli leggieri di Bernabò, che di lui faceva gran capitale, contro i Genovesi, e poi fu condottiere d’uomini d’arme e d’altre soldatesche contro i Fiorentini per Giangaleazzo».<ref>Cfr. A. Pezzana,''Storia della città di Parma'', I, Parma 1837, p. 201. </ref>.
Il medesimo anno [[1364]] Niccolò, assieme al fratello Giberto, prestò giuramento di fedeltà a Barnabò che confermò ai due Terzi le investiture comitali per i castelli di Tizzano e Belvedere e le altre terre possedute nel Parmigiano, Reggiano e Piacentino.
Cinque anni più tardi, nel [[1369]], comandato da Bernabò, egli era [[capitano del popolo]] a [[Bergamo]],<ref>Cfr. P. Mainoni, A. Sala (a cura di), I ''registri litterarum'' di Bergamo (1363-1410): il carteggio dei signori di Bergamo, Milano 2003, indice. </ref>
 
Nel [[1372]] era insediato quale [[Capitano del popolo]] a [[Brescia]].
Tre anni più tardi, nel [[1375]], otteneva la signoria di Casale Albino e di Belmonte, una [[piazzaforte]] nel contado di Piacenza che aveva acquistato da Gherardo ViscontiTerzi e che, con la ricostruzione della grande torre, avrebbe mutato il suo nome in Castelnuovo dei ViscontiTerzi (oggi [[Castelnuovo Fogliani]]). Quello stesso anno, a luglio, Niccolò era [[capitano del popolo]] a [[Reggio Emilia]].<ref> «Nel seguente mese … il nostro Niccolò Terzi, padrone di Castelnovo de’ ViscontiTerzi, oraoggi Castelnovo Fogliani nel Piacentino, era Capitano del Popolo in Reggio»: A. Pezzana, ''Storia della città di Parma'', I, cit., p. 112. </ref>
 
Nell'aprile del [[1380]] fu capitano generale al servizio di [[Bernabò Visconti]] in Liguria e intervenne nelle lotte tra i [[Doria]] e gli [[Spinola]]. Nel maggio, con Ottone da Mandello, era in [[val Polcevera]]:<ref>«I Visconti mandarono i primi nel mese di aprile le loro soldatesche a’ danni del Genovesato. Il Parmigiano Nicolò Terzi capitanava le genti di Bernabò (Visconti, Signore di Milano), e Ottolino Mandello quelle del Conte di Virtù» (Gian Galeazzo Visconti, Duca di Milano). Gli ''Annali Milanesi'' e il Corio [...] e dicono i primi che questi alla testa di mille lance entrò in maggio sul territorio Genovese»: A. Pezzana, ''Storia della città di Parma'', I, cit., p. 135. </ref> L'intervento decisivo dei [[Fieschi]] lo costrinse ad abbandonare il teatro dei conflitti in Liguria.
 
Nel novembre [[1382]], tornato in Emilia, avendo offerto rifugio ai fuoriusciti piacentini assieme a Ubertino dei Landi, fu bersagliato dai decreti punitivi, emessi con il consenso di [[Gian Galeazzo Visconti]], dalla città di [[Piacenza]]. Tre anni dopo tornò alleato di Gian Galeazzo, schierandosi contro lo zio di questi, Barnabò.
 
Il 15 febbraio [[1386]] Niccolò Terzi il Vecchio otteneva la cittadinanza di Milano<ref> Rogito del notaio Ubertino de’ Bozzoli. Cfr. G. e B. Gatari, ''Cronaca Carrarese'', confrontata con la redazione di A. Gatari [aa. 1318-1407], a cura di A. Medin, G. Tolomei, I, in ''Rerum italicarum scriptores: raccolta degli storici italiani dal cinquecento al millecinquecento'', ordinata da L. A. Muratori, XVII, I, Città di Castello 1909, p. 417 nota.</ref>.
Il 15 agosto, giorno dell’Ascensione, nella chiesa maggiore di Pavia, [[Gian Galeazzo Visconti]], vicario imperiale, armava Niccolò Terzi cavaliere.<ref>"Gli cinse la spada egli stesso, e gli fece calzare il destro sperone da Antonio Porro, e il sinistro da Attolino da Mandello, ambo cavalieri. Il presentò inoltre di mezza una pezza di scarlatto, d'una intera di panno d'oro, d'una di velluto di grana, di 1500 pelli di vaio, d'una spada con guaina di velluto rosso, guarnita d'argento lavorata a trofei, di sei torchi di candida cera, di quattro scattole di confetti, e di un bacile, una brocca, e due coppe tutte schietto argento". Così il Pezzana, riprendendo la cronaca del Muratori. ''Chronicon bergomense guelpho-ghibellinum ab anno mcccxxviii usque ad annum mccccvii'', a cura di C. Capasso, in ''Rerum italicarum scriptores'': raccolta degli storici italiani dal cinquecento al millecinquecento, ordinata da L. A. Muratori, XVI, II, Bologna 1928, p. 28, nn. 13-15.</ref>
 
Il 19 agosto [[1387]], da [[Norimberga]], con proprio diploma, l'imperatore [[Venceslao di Lussemburgo]] confermava a Niccolò ogni diritto vantato dal suo casato. Furono erette in contea le giurisdizioni dei Terzi nel Parmense, a Tizzano e Sissa, e concessa l'investitura, nel Piacentino, di Castelnuovo e Casale Albino, e nel Reggiano di Gombio, Gottano e Cola. I diritti sulle terre di Castelnuovo e Casale costituivano la riconferma di quelli che già conferiti da Gherardo Visconti a Niccolò Terzi nel [[1377]], e superavano la decennale opposizione scatenata da Niccolò Visconti.<ref>«Oltre l’investitura de’ predetti luoghi Venceslao concesse in feudo a Niccolò nello stesso Diploma tutta la pieve di S. Pietro del Campo Cervaro nella Diocesi Piacentina, lo Stirone colle ghiaje e coi condotti di questo e le terre di Tizzano, di Stornello, di Alzano, di Casola, di [[Carobbio (Tizzano Val Parma)|Carobbio]], di Reno, di Berluzzo, di Ballone, di Montebello e di Nirone, delle quali il dichiarò Conte». Niccolò fu investito di quei feudi per sé ed eredi, ''pro e, & liberis suis, & ipsis deficientibus, pro filiis quondam Giberti Militis, fratris sui'', ''con mero e misto imperio, podestà di coltello, separazion di distretto, e più altri specialissimi onori, e privilegi''». C. Poggiali, ''Memorie storiche di Piacenza'', VII, Piacenza 1759, p. 309. .</ref>
Allorché nel [[1390]] scoppiò un nuovo conflitto tra i [[Visconti]] e i [[Da Carrara]], Niccolò Terzi il Vecchio si trovò ingaggiato in quella guerra con le truppe di Gian Galeazzo portate all’attacco delle bolognesi e delle fiorentine. Agli inizi dell'estate Niccolò portava la sua milizia in difesa di [[Padova]], attaccata da [[Francesco Novello da Carrara]]. In agosto gli assediati erano costretti a capitolare per fame. Il Terzi fu fatto prigioniero e dato in ostaggio, assieme a Zanardo dei Visdomini e al Princivalle Della Mirandola. Tornava libero in Lombardia a settembre.
 
Nel [[1391]] il Terzi si trova insediato [[capitano del popolo]] a Verona. L’anno 1392, sempre a Verona, era consigliere, capitano del podestà Balzarino Pusterla, genero di Matteo Visconti. Il 15 aprile Niccolò divenne reggente del Consiglio visconteo di Verona per le ‘'Partes de ultra Mincium'’, un’istituzione che inglobò le competenze e le funzioni del Consiglio cittadino.<ref> Cfr. G. Seregni, ''Il Consiglio Visconteo di Verona per le «Partes de ultra Mincium'', in ''Atti e memorie del Secondo congresso storico lombardo'', Bergamo, 18-19-20 Maggio 1937-XV, Milano 1938, pp. 277-281.</ref>
 
Fu in quelli anni che Niccolò ricevette in feudo dal Visconti, presumibilmente attraverso il vescovo veronese, a compenso dei servigi resi al ducato, le terre di “Villa Bartolomea”, a venti leghe da [[Verona]], poste a guardia di un guado sull’Adige nei pressi di Legnago.<ref> “Quella proprietà fu poi confermata nel maggio 1405 dalla Repubblica di Venezia per donazione al figlio Ottobono con diritto di trasmetterla ai suoi eredi e successori”. Cfr. Paolo Cont, ''I Terzi di Parma, Sissa e Fermo'', Prefazione di Marco Gentile, cit., p. 40 e p. 101.</ref>
 
Quasi nel contempo, anche la Serenissima onorò Niccolò il Vecchio, manifestandogli nel modo più solenne la propria imperitura gratitudine. Riconoscendo la sua «devozione a Venezia», con bolla del 10 agosto [[1393]] venne concesso al ''nobilis vir egregius miles dominus Nicolaus de Terciis'', la cittadinanza della Repubblica e il diritto di trasmettere tale privilegio ai propri eredi. A Venezia, quel medesimo giorno, Niccolò prestò il proprio giuramento di fedeltà.<ref> Cfr. Paolo Cont, ''I Terzi di Parma, Sissa e Fermo'', Prefazione di Marco Gentile, cit., p. 40, nota 109: “Si veda la scheda ''Nicolaus de Terciis, Cives Veneciarum'', http://www.civesveneciarum.net/ dettaglio.php?id=2656,versione 48/2016-05-24”.</ref>
 
Il 5 settembre [[1395]], Niccolò il Vecchio è presente a Milano all'incoronazione ducale di [[Gian Galeazzo Visconti]], celebrata sul sagrato della [[basilica di Sant'Ambrogio]]. Vantando ancora un fisico vigoroso, si batteva, durante i festeggiamenti, nella giostra poi vinta dal marchese [[Teodoro II del Monferrato]] contro Baldassarre Pusterla. Lo storico Pezzana, citando il Corio, racconta così della partecipazione di Niccolò Terzi a quel torneo: ''Ne’ successivi giorni si fece nobilissima giostra. Era premio un fermaglio del valore di mille fiorini d’oro. Si segnalò tra’ principali giostratori il vecchio, ma ancor rubizzo, Niccolò Terzi. Comparve, dicono gli storici, il Parmigiano campione sul campo colla faccia coperta di un cappello di campagna, con una piccola cornetta al di sopra, mostrando benché vecchio la forza di un giovane”giovane''.<ref> A. Pezzana, ''Storia della città di Parma'', I, cit., p 239.</ref>
Un altro storico, l’Angeli, precisa che Niccolò aveva allora sessantotto anni, e questo ci consente di risalire per la sua nascita al 1327: ''Nella creatione che poi fu fatta di Giovan Galeazzo Visconti in Duca di Milano fu fatta una nobilissima giostra da otto cavallieri eletti, tra quali dice il Corio vi fu Nicolò, che si trovava all’hora di sessant'otto anni''.<ref> B. Angeli, “Historia della città di Parma et descrittione del fiume Parma“, Parma 1591, p. 463.</ref>
 
Nel dicembre di quello stesso anno, a Prezzate, nel Bergamasco, è testimone con [[Dino dalla Rocca]], Antonio Tornielli e Pagano Aliprandi nella stipula dell'accordo di pace fra [[ghibellini]] (con i [[Suardi (famiglia)|Suardi]]), e [[guelfi]], rappresentati rispettivamente dalle famiglie dei Rivola e dei Bonghi.
 
L’estate del [[1397]] Niccolò era tra i capitani delle milizie viscontee schierati contro l’esercito della Lega.
alla [[battaglia di Governolo (1397)|battaglia di Governolo]] nel Mantovano. A fianco del figlio Ottobuono comandava la quinta schiera viscontea, forte di mille cavalli. Finì catturato assieme ai parmigiani Pietro Rossi e Ludovico Cantelli.<ref> A. Pezzana, “Storia della città di Parma“, I, cit., p. 257 nota.</ref>
 
Morì cinque mesi dopo, nel gennaio [[1398]], a Bergamo.
Fu sepolto nella chiesa del [[Convento di San Francesco (Bergamo)]], nella cappella principale dei Bonghi. Sulla sua morte improvvisa e la sepoltura dell’illustre condottiero e dominus Niccolò dei Terzi ci informa accuratamente il “Chronicon bergomense“:<ref> «Nota quod de mense januarii predicti decessit spectabillis milles dominus Nicolaus de Tertiis subito, et sepultus fuit in ecclesia sancti Francisci Bergomi juxta pilastrum de Bongis capelle magne versus monasterium apud capellam Sancti Petri apostoli nobilium Bongorum (Cappella dominorum de Bongis ad Sanctum Franciscum)»: “Chronicon bergomense guelpho-ghibellinum“, cit., p. 67, n. 9..</ref>
 
== Discendenza ==
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* Guglielmo Capacchi, ''Castelli della pianura parmigiana'', Parma, Artegrafica Silva, 1978.
* Francesco Cherbi, ''Le grandi epoche sacre, diplomatiche, cronologiche, critiche della chiesa vescovile di Parma'', Parma 1837
* {{cita libro|autore=Paolo Cont|titolo=I Terzi di Parma, Sissa e Fermo, Prefazione di Marco Gentile, seconda edizione|opera=Fonti e Studi", serie III, XXIXIV-2|città=Parma|anno=20172019|editore=presso la Deputazione di Storia Patria per le Province Parmensi|ISBN=978-88-941135-5-6|cid=Cont, 20172019| url = https://www.academia.edu/3035357739699200/_I_Terzi_di_Parma_Sissa_e_Fermo_Prefazione_di_Marco_Gentile_Fonti_e_Studi_serie_I_XXI_Parma_presso_la_Deputazione_di_Storia_Patria_per_le_Province_Parmensi_2017I_Terzi_di_Parma_Sissa_e_Fermo_Prefazione_di_Marco_Gentile_Seconda_edizione_riveduta_e_corretta_Fonti_e_Studi_serie_II_XIV-2_Parma_presso_la_Deputazione_di_Storia_Patria_per_le_Province_Parmensi_2019}}
}}
* Pier Candido Decembrio, ''Opuscola historica'', a cura di Attilio Butti, Felice Fossati e Giuseppe Petraglione, Bologna, Zanichelli, 1925, vol. 20, parti 1-4.
* Andrea Gamberini, ''La città assediata: poteri e identità politica a Reggio in età viscontea'', Roma, Viella, 2003.