Rivoluzione siciliana del 1848: differenze tra le versioni
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{{conflitto
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|Nome del conflitto = Rivoluzione Siciliana
|Parte_di = della [[Primavera dei popoli]]
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L'ostilità dei Siciliani nei confronti del dominio borbonico era dovuto ad un complesso di ragioni, che comprendevano la soppressione d'ogni forma d'autonomia ed il predominio degli elementi napoletani, la condizione di povertà dell'isola, il duro regime poliziesco e le violazioni degli impegni presi da parte dei governi di Napoli.<ref>“''Archivio storico siciliano''”, pubblicazione periodica della Società Siciliana per la Storia Patria, nuova serie, anno XXVI, Palermo 1901, pp. 116 sgg.</ref>
A queste proteste Re Ferdinando rispose in maniera rapida e spietata: inviò in Sicilia, con poteri straordinari, il marchese [[Francesco Saverio Del Carretto]], ex-liberale famoso per aver stroncato i [[Moti del Cilento (1828)|moti del Cilento del 1828]], che ripristinò l'ordine con metodi brutali e oppressivi. Inoltre mise in atto una politica di repressione che non si limitò a colpire soltanto le persone, ma anche le istituzioni: la proclamazione della legge della promiscuità, la quale sancì l’abolizione dell’attribuzione di cariche pubbliche riservate rispettivamente ai sudditi dei due regni, costituisce un esempio emblematico. In seguito a questo provvedimento, i funzionari napoletani che furono spostati in Sicilia andarono a ricoprire le cariche amministrative più importanti, mentre i siciliani, furono obbligati a spostarsi nelle provincie di minore importanza.<ref>Francesco Renda, ''Storia della Sicilia'', vol. 2, 2003 Sellerio Editore Palermo,
Oltre ai provvedimenti punitivi, contribuirono a creare tensione, anche le profonde contraddizioni presenti tra lo sviluppo delle società e l’assetto politico del sistema borbonico, esasperate dalla crisi dell’industria zolfifera, e dalla ripartizione delle terre demaniali municipali che provocarono una diffusa conflittualità tra nobiltà e borghesia, contadini ricchi e poveri. Da questa conflittualità sociale scaturì la politicizzazione di larghi ceti popolari e borghesi che precedentemente non si erano schierati.<ref>Francesco Renda, ''Storia della Sicilia'', vol. 2, 2003 Sellerio Editore Palermo,
L'opera del ministro della polizia e capo della gendarmeria di Ferdinando II, il cavaliere dell'Ordine di S. Giorgio e marchese [[Francesco Saverio Del Carretto|Del Carretto]], contribuì ulteriormente a destare l'odio dei siciliani nei confronti del governo napoletano, poiché questi alle misure poliziesche in senso proprio «aggiunse per malvagio animo gli atti della più bestiale ferocia, permettendo, ordinando uccisioni inutili, arsioni, stupri, saccheggi, banchetti empii, in cui le superstiti fanciulle, disonorate, dovevano celebrare la morte dei propri parenti e il trionfo della regia autorità, rappresentata da un'orda ladra e sanguinaria di sgherri e di birri napolitani. Alle rappresaglie, ai balordi rigori della censura ed ai polizieschi atti di ferocia, rispose il più intenso odio del popolo Siciliano.»<ref>Socrate Chiaramonte, “''Il programma del [[1848|'48]] e i partiti politici in Sicilia''”, in “''Archivio storico siciliano''”, n. 3., anno XXVI, 1901, p. 117.</ref>
== I moti di Palermo ==
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*[[Rosario Romeo]], ''Il Risorgimento in Sicilia'', Bari, 1950
* Harold Acton, ''Gli ultimi Borboni di Napoli (1825-1861)'', Giunti, 1997
*Francesco Renda, ''Storia della Sicilia'', vol. 2, 2003 Sellerio Editore Palermo, pag. 919-925
*[[Salvatore Chindemi]], ''Siracusa dal 1826 al 1860 pel professore Salvatore Chindemi'', 1869, Siracusa
* ''Storia d'Italia: le regioni. La Sicilia'', Torino Enaudi Editore 1985, pag. 41-50.
*M.I. Finley, D. Mack Smith, C.J.H. Duggan, ''Breve storia della Sicilia'', Editori Laterza, Bari 1987, pag. 230-235.
*Angelo Grimaldi, [https://revistas.unicolmayor.edu.co/index.php/mjuridica/article/view/1042 LA REVOLUCIÓN Y EL ESTATUTO CONSTITUCIONAL SICILIANO DEL AÑO 1848], Misión Jurídica, Vol. 12, Núm. 17 (2019), Universidad de Cundinamarca, Bogotà, Colombia, Unicolmayor
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