Rivoluzione siciliana del 1848: differenze tra le versioni
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|Tipo =
|Nome del conflitto = Rivoluzione Siciliana
|Parte_di = della [[Primavera dei popoli]]
|Immagine = Sanesi - La rivoluzione di Palermo-12 gennaio 1848 - ca. 1850.jpg
|Didascalia = La rivoluzione a Palermo in una stampa d'epoca
|Data = 12
|Luogo = [[Palermo]]
|Casus = Malcontento popolare, insoddisfazione verso i [[Borbone delle Due Sicilie|Borbone]], epidemia di [[colera]] e povertà
|Esito = Vittoria
|Schieramento1 = {{simbolo|Flag of Sicilian Kingdom 1848.svg}} Rivoltosi siciliani
|Schieramento2 = {{simbolo|Flag of the Kingdom of the Two Sicilies (1848).svg}} [[Regno delle Due Sicilie]]
|Comandante1 = {{simbolo|Flag of Sicilian Kingdom 1848.svg}} [[Ruggero Settimo]]<br/>{{simbolo|Flag of Sicilian Kingdom 1848.svg}} [[Pietro Lanza di Scordia e Butera]]<br/>{{simbolo|Flag of Sicilian Kingdom 1848.svg}} [[Francesco Crispi]]
|Comandante2 = {{simbolo|Flag of the Kingdom of the Two Sicilies (1848).svg}} [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II]], <br/>
}}
La '''rivoluzione
La rivoluzione siciliana di gennaio portò alla proclamazione, nel luglio 1848, di un "nuovo" ''[[Regno di Sicilia (1848-1849)|Regno di Sicilia]]''<ref>{{Cita web|url=http://www.dircost.unito.it/cs/docs/sicilia184.htm|titolo=STATUTO FONDAMENTALE|sito=www.dircost.unito.it|accesso=2022-10-09}}</ref> indipendente, che sopravvisse fino al maggio del [[1849]], quando si completò la riconquista borbonica.▼
▲La '''rivoluzione siciliana del 1848''' fu un moto popolare che iniziò il 12 gennaio [[1848]] a [[Palermo]]. Fu il primo a scoppiare in [[Europa]] in un anno colmo di [[Rivoluzione (politica)|rivoluzioni]] e rivolte popolari, avviando quell'ondata di [[moti rivoluzionari]] che viene definita ''[[primavera dei popoli]]''.
▲La rivoluzione siciliana di gennaio portò alla proclamazione, nel luglio 1848, di un "nuovo" ''[[Regno di Sicilia (1848-1849)|Regno di Sicilia]]''<ref>http://www.dircost.unito.it/cs/docs/sicilia184.htm</ref> indipendente, che sopravvisse fino al maggio del [[1849]], quando si completò la riconquista borbonica.
== Il contesto storico ==
I regni di [[Regno di Napoli|Napoli]] e di [[Regno di Sicilia (1734-1816)|Sicilia]], sebbene governati dal 1735 dallo stesso sovrano Borbone e considerati in [[Europa]] come un
Durante il tumultuoso periodo [[Napoleone Bonaparte|napoleonico]] (1806-1815), la Corte borbonica fu costretta a lasciare [[Napoli]] e a rifugiarsi alla corte di [[Palermo]] con l'assistenza della [[Royal Navy|marina britannica]]. I britannici, con la complicità della classe baronale siciliana, furono abili a cogliere l'opportunità per forzare i Borbone a promulgare nel [[1812]] una [[costituzione siciliana del 1812|nuova costituzione]] per la Sicilia, basata sulla [[forma di governo]] [[Sistema parlamentare|parlamentare]], e fu, infatti, una costituzione alquanto liberale per quei tempi. In ogni caso, dopo il [[congresso di Vienna]], Ferdinando IV di Napoli e III di Sicilia, appena ritornato alla corte reale di Napoli, abolì immediatamente la costituzione. Vi è una forte connessione tra questa azione e le numerose rivolte popolari, sobillate dagli stessi baroni, che ebbero luogo in [[Sicilia]], dai [[moti del 1820-1821]], con le prime sommosse anti-borboniche e con l'isola che si dichiarò, seppur per breve tempo, indipendente da [[Napoli]], ai tumulti del [[1837]]: in entrambi i casi i propositi rivoluzionari furono aspramente sedati.
Tra 1837 e il 1847 in Sicilia si manifestarono segnali di un malcontento popolare che poi sfociarono con prepotenza nei moti rivoluzionari del ’48.
Nel [[1837]] una gravissima epidemia di colera aveva causato in Sicilia quasi 70
L'ostilità dei Siciliani nei confronti del dominio borbonico era dovuto ad un complesso di ragioni, che comprendevano la soppressione d'ogni forma d'autonomia ed il predominio degli elementi napoletani, la condizione di povertà dell'isola, il duro regime poliziesco e le violazioni degli impegni presi da parte dei governi di Napoli.<ref>“''Archivio storico siciliano''”, pubblicazione periodica della Società Siciliana per la Storia Patria, nuova serie, anno XXVI, Palermo 1901, pp. 116 sgg.</ref>
A queste proteste Re Ferdinando rispose in maniera rapida e spietata: inviò in Sicilia, con poteri straordinari, il marchese [[Francesco Saverio Del Carretto]], ex-liberale famoso per aver stroncato i [[Moti del Cilento (1828)|moti del Cilento del 1828]], che ripristinò l'ordine con metodi brutali e oppressivi. Inoltre mise in atto una politica di repressione che non si limitò a colpire soltanto le persone, ma anche le istituzioni: la proclamazione della legge della promiscuità, la quale sancì l’abolizione dell’attribuzione di cariche pubbliche riservate rispettivamente ai sudditi dei due regni, costituisce un esempio emblematico. In seguito a questo provvedimento, i funzionari napoletani che furono spostati in Sicilia andarono a ricoprire le cariche amministrative più importanti, mentre i siciliani, furono obbligati a spostarsi nelle provincie di minore importanza.<ref>Francesco Renda, ''Storia della Sicilia'', vol. 2, 2003 Sellerio Editore Palermo,
Oltre ai provvedimenti punitivi, contribuirono a creare tensione, anche le profonde contraddizioni presenti tra lo sviluppo delle società e l’assetto politico del sistema borbonico, esasperate dalla crisi dell’industria zolfifera, e dalla ripartizione delle terre demaniali municipali che provocarono una diffusa conflittualità tra nobiltà e borghesia, contadini ricchi e poveri. Da questa conflittualità sociale scaturì la politicizzazione di larghi ceti popolari e borghesi che precedentemente non si erano schierati.<ref>Francesco Renda, ''Storia della Sicilia'', vol. 2, 2003 Sellerio Editore Palermo,
L'opera del ministro della polizia e capo della gendarmeria di Ferdinando II, il cavaliere dell'Ordine di S. Giorgio e marchese [[Francesco Saverio Del Carretto|Del Carretto]], contribuì ulteriormente a destare l'odio dei siciliani nei confronti del governo napoletano, poiché questi alle misure poliziesche in senso proprio «aggiunse per malvagio animo gli atti della più bestiale ferocia, permettendo, ordinando uccisioni inutili, arsioni, stupri, saccheggi, banchetti empii, in cui le superstiti fanciulle, disonorate, dovevano celebrare la morte dei propri
== I moti di Palermo ==
[[File:Rivolta di Palermo 1848.jpg|thumb
La rivoluzione siciliana di quell'anno riveste un certo significato per diverse ragioni. Anzitutto il suo precoce inizio, il 12 gennaio [[1848]], la rende la prima rivolta dei moti di tale anno. Essa è in realtà l'ultima di quattro grandi moti che ebbero luogo in [[isola di Sicilia|Sicilia]] tra il [[1800]] ed il [[1849]] contro i [[Borbone]], oltre ad essere poi l'origine della creazione di uno stato indipendente e autonomo che durò circa 16 mesi. Tale stato era dotato di una costituzione liberale che sopravvisse per la durata del nuovo Regno che è considerata molto democratica per il suo tempo, al punto da ispirare la compilazione dello [[Statuto Albertino]] voluto da [[Carlo Alberto di Savoia]]. Infine, la rivoluzione del '48, avendo avuto come protagonisti parecchi dei promotori della rivoluzione del 1860 è da considerarsi parte di quel processo che portò alla fine del regno dei Borbone nelle [[Regno delle Due Sicilie|Due Sicilie]] che ebbe luogo tra il [[1860]] ed il [[1861]] con l'unificazione italiana detta anche [[Risorgimento]].
La rivoluzione del 1848 fu sostanzialmente organizzata e centrata a [[Palermo]]. Essa prese inizio il 12 gennaio sotto la guida di [[Rosolino Pilo]] e [[Giuseppe La Masa]]. Il tempo d'inizio fu deliberatamente scelto affinché coincidesse con il compleanno di [[Ferdinando II delle Due Sicilie]], essendo egli stesso nato a Palermo nel [[1810]] durante il periodo di occupazione napoleonica del Regno di Napoli.
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Nei giorni che precedettero l’insurrezione, per le vie di [[Palermo]], venne affisso un manifesto che invogliava i palermitani e i siciliani alla rivolta. Felice Venosta nella sua opera “Rosolino Pilo e la Rivoluzione Siciliana” del 1863 riporta interamente quel proclama:
''Siciliani! Il tempo delle preghiere inutilmente passò, inutili le proteste, le suppliche, le pacifiche dimostrazioni…. Ferdinando tutto ha sprezzato, e noi Popolo nato libero, ridotto nelle catene e nella miseria, tarderemo ancora a riconquistare i nostri legittimi diritti? All’armi, figli della Sicilia: la forza di tutti è onnipossente…. Il giorno 12 gennaio 1848, all’alba, segnerà l’epoca gloriosa della nostra universale rigenerazione. Palermo accoglierà con trasporto quanti Siciliani armati si presenteranno al sostegno della causa comune, a stabilire riforme, istituzioni analoghe al progresso del secolo, volute dall’Europa, dall’Italia e da Pio. – Unione, ordine, subordinazione ai capi- rispetto a tutte le proprietà. Il furto vien dichiarato delitto di alto tradimento alla causa della patria, e come tale punito. Chi sarà mancante di mezzi ne sarà provveduto. Con giusti principi, il Cielo seconderà la giustissima impresa- Siciliani all’armi''<ref>Felice Venosta, ''[https://archive.org/details/rosolinopiloela00venogoog Rosolino Pilo e la Rivoluzione siciliana]'', Milano, 1863, pp 27-28
===Nel resto dell'isola===
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Nelle altre città dell'isola, avvennero diverse sollevazioni in maniera spontanea: il secondo dei capoluoghi ad insorgere fu quello di Girgenti, il 22 gennaio; il 29 gennaio Catania e lo stesso giorno insorsero pure Messina e Caltanissetta. Il 30 gennaio fu la volta di Trapani, mentre il 4 febbraio anche Noto si unì alla ribellione. Al Comitato generale siciliano di Palermo a fine mese arrivarono le adesioni di oltre 100 comuni dell'isola, che avevano aderito alla rivoluzione.<ref>{{Cita|Chindemi, 1869|pp. 219-220}}.</ref>
L'esercito borbonico, capitanato dal Luogotenente generale di Sicilia, [[Luigi Nicola de Majo]], Duca di San Pietro, oppose una debole resistenza e si ritirò dall'isola. [[Messina]] e [[Palermo]], tuttavia, furono luogo di aspri combattimenti durante la ritirata dell'esercito.
Il 23 gennaio si riunì a Palermo il Comitato Generale, che dichiarò la monarchia borbonica ufficialmente decaduta
== La costituzione del Regno di Sicilia ==
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Fu riconvocato il [[Parlamento siciliano]] di fatto soppresso dal 1817, e il 25 marzo viene proclamato il [[Regno di Sicilia (1848-1849)|Regno di Sicilia]].
Il 10 luglio si emana un nuovo [[costituzione siciliana del 1848|Statuto costituzionale]] del nuovo [[Regno di Sicilia (1848-1849)|Regno]], che ricalca in parte quella del 1812 (poi abolita dal Borbone), con l'abolizione della [[Camera dei
Il governo rivoluzionario di [[Ruggero Settimo]] aveva inviato una delegazione a [[Torino]] per offrire la Corona a un Principe [[Casa Savoia|sabaudo]].
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[[File:Messina scontri 1848 - LIS2A aV pag. 222.JPG|thumb|Messina 1848: scontri tra i regi borbonici e gli insorti]]
{{vedi anche|Assedio di Messina (1848)}}
Un corpo di spedizione dell'esercito borbonico al comando di [[Carlo Filangieri, principe di Satriano]], composto da 16
Le forze siciliane chiesero una tregua che fu concessa il 18 settembre.
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Nei primi mesi del [[1849]], l'[[Esercito delle Due Sicilie]] da Messina preparò la riconquista dell'isola, con un contingente di 24.000 uomini comandato da Filangieri. Il 28 febbraio 1849, [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II]] indirizzò un proclama ai siciliani, promettendo un nuovo statuto per l'isola, ispirato a quello del 1812 e un proprio parlamento, che indusse però il governo palermitano a respingerlo, e Filangieri a dichiarare quindi decaduta la tregua.
[[File:Catania scontri 1848 - LIS2A aV pag. 378.JPG|thumb|upright=1.4|Catania 1849, scontri tra i borbonici e l'esercito nazionale siciliano]]
Con il successivo 19 marzo le ostilità ripresero. Le poche milizie rivoluzionarie del generale polacco [[Ludwik Mierosławski]] poco poterono contro i soldati di Filangieri: questi già il 30 riprese l'offensiva e il 7 aprile, dopo aspri combattimenti, fu occupata [[Catania]]. Nel 1898 la città fu insignita della [[medaglia d'oro al valor militare]] per le sue azioni eroiche di quei giorni<ref>[https://www.comune.catania.it/informazioni/news/cultura/musei/archivio-storico/allegati/scheda_mostra__catania_insorge!.pdf www.comune.catania.it]
Nel frattempo, il 14 aprile, il [[parlamento siciliano]] accettava le precedenti proposte di Ferdinando II. Salvo che il 26 aprile si presentò dinnanzi a Palermo una [[Armata di Mare di S.M. il Re del Regno delle Due Sicilie|squadra navale]], con una ingiunzione alla resa e, il 5 maggio, l'avanzata dei napoletani giunse sino a [[Bagheria]]. Dopo alcuni scontri, tra l'8 e 10 maggio, giunse la notizia che il sovrano aveva concesso l'amnistia e, il 15 maggio [[1849]], Filangieri prese possesso di Palermo.
==Conseguenze==
Cadendo Palermo, cadde l'intera isola e le speranze di continuare con uno Stato indipendente svanirono definitivamente. [[Ruggero Settimo]], tra i 43 patrioti esclusi dall'amnistia<ref>Giovanni Mulè Bertòlo, ''La rivoluzione del 1848 e la provincia di Caltanissetta'', Caltanissetta, 1898, p. 38</ref>, fu costretto a rifugiarsi a [[colonia di Malta|Malta]] dove venne ricevuto con gli onori di un capo di Stato. Tornò dall'esilio nel 1861 e divenne Presidente del [[Senato del Regno (Italia)|Senato]] del neonato Regno d'Italia: carica che mantenne fino alla sua morte nel 1863, a Malta.
Dei 43 esclusi dal provvedimento di amnistia alcuni si imbarcarono per Malta, altri per [[Genova]] alla volta di [[Torino]], altri ancora si rifugiarono a [[Londra]]. Si trattava del vertice della ''intellighentsija'' siciliana: negli anni successivi molti di essi ([[Giuseppe La Masa|La Masa]], [[Giuseppe la Farina|La Farina]], [[Francesco Crispi|Crispi]], [[Michele Amari|Amari]], [[Filippo Cordova|Cordova]], [[Vincenzo Fardella di Torrearsa|Fardella di Torrearsa]], [[Francesco Paolo Perez]]) condivisero la causa [[Risorgimento|risorgimentale]] e, 11 anni più tardi, furono alla base della preparazione ed attuazione della [[spedizione dei Mille]].
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*[[Rosario Romeo]], ''Il Risorgimento in Sicilia'', Bari, 1950
* Harold Acton, ''Gli ultimi Borboni di Napoli (1825-1861)'', Giunti, 1997
*Francesco Renda, ''Storia della Sicilia'', vol. 2, 2003 Sellerio Editore Palermo, pag. 919-925
*[[Salvatore Chindemi]], ''Siracusa dal 1826 al 1860 pel professore Salvatore Chindemi'', 1869, Siracusa
*
*M.I. Finley, D. Mack Smith, C.J.H. Duggan, ''Breve storia della Sicilia'', Editori Laterza, Bari 1987,
*Angelo Grimaldi, [https://revistas.unicolmayor.edu.co/index.php/mjuridica/article/view/1042 LA REVOLUCIÓN Y EL ESTATUTO CONSTITUCIONAL SICILIANO DEL AÑO 1848], Misión Jurídica, Vol. 12, Núm. 17 (2019), Universidad de Cundinamarca, Bogotà, Colombia, Unicolmayor
== Voci correlate ==
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* [[Costituzione siciliana del 1848]]
* [[Moti del 1820-1821]]
* [[Indipendentismo siciliano]]
* [[Primavera dei popoli]]
* [[Storia della Sicilia borbonica]]
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{{Spedizione dei Mille}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Due Sicilie|guerra|Risorgimento|politica|
[[Categoria:Rivoluzione siciliana del 1848| ]]
[[Categoria:Indipendentismo siciliano]]
[[Categoria:Prima guerra d'indipendenza italiana|Sicilia]]
[[Categoria:Storia della Sicilia borbonica]]
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