Persa: differenze tra le versioni
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|Genere=[[Palliata]]
|Scena=[[Antica Atene|Atene]]
|Epocacomposizione=[[
|Primarappresentazione=
|Teatro=
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*Pegnio, schiavetto di Tossilo
}}
{{
Il '''''Persa''''' (in italiano ''Il Persiano'') è una [[commedia]]
Il titolo della commedia deriva da una truffa messa in atto da Tossilo per affrancare l'amata Lemniselene: con l'aiuto dell'amico Sagaristione egli riesce a pagare il riscatto per l'amante, che viene recuperato dalla finta vendita della figlia del parassita, che successivamente reclama la fanciulla ai danni del lenone. In questo raggiro Sagaristione si veste da mercante di schiavi persiano ({{latino|Persa}}) ed è proprio questa caratteristica che dà il nome all'intera commedia.
La commedia è quasi completamente incentrata su schiavi: il fatto che il servo coincida con il giovane innamorato e apra la commedia con un monologo personale tipico dell'''adulescens'' è una novità nella commedia antica, riscontrabile solamente nello ''
Il ''Persa'', secondo alcuni filologi, è il risultato dell'unione da parte di Plauto di due commedie precedenti, l'una riguardo al furto di denaro da parte di un servo (nel ''Persa'' Sagaristione) e l'una riguardo alla vendita fittizia di una fanciulla libera.<ref name=CC30>{{cita|Coulter|p. 30}}.</ref> Tuttavia, confrontandola con altre commedie plautine di cui si è sicuri riguardo alla composizione tratta da più originali, il ''Persa'' è molto breve e le due vicende sono strettamente collegate tra di loro.<ref name=CC30/> Anche il banchetto finale non deriverebbe da altre commedie greche, in quanto i personaggi mantengono lo stesso carattere che hanno mostrato negli atti precedenti presentando quindi un'uniformità.<ref name=CC30/>
Come quasi ogni commedia plautina, nonostante ci siano dei problemi riguardo all'identificazione della data di stesura del testo, si ipotizza che ciò sia avvenuto intorno al [[196 a.C.]] dal momento che sono presenti molti riferimenti storici inerenti a questo periodo: ne sono un esempio quello del v. 100 al collegio degli ''[[Septemviri epulones|Epulones]]'', istituito nel 196 a.C., quello dei vv. 339-40 ai re [[Filippo II di Macedonia|Filippo II]] e [[Attalo I]], che si scontrarono nel [[197 a.C.]], e quello dei vv. 433-36, che sembrano alludere ai ludi (giochi) del 197.<ref name="cita|Plauto"/>▼
==Datazione==
Basandosi su un punto in cui i Persiani vengono descritti come conquistatori, alcuni filologi come il [[Wilamowitz]] hanno pensato che l'originale greco da cui trasse ispirazione Plauto risalga ad un periodo anteriore all'avvento di [[Alessandro Magno]]<ref name=B263/> e appartenga alla [[commedia di mezzo]] greca, dal momento che per un greco dell'età ellenistica non era verosimile sentir parlare di una Persia ancora dominatrice, dopo la sua sconfitta da parte di Alessandro Magno.<ref>{{cita|Catlin Coulter|p. 28}}.</ref> Inoltre l'amore tra servi era un tema molto presente nelle commedie di [[Aristofane]], a differenza della commedia Nuova,<ref>{{cita|Catlin Coulter|p. 29}}.</ref> e in quest'ultima non si ritrovano personaggi fortemente delineati moralmente, come lo sciocco e ingenuo lenone Dordalo.<ref>{{cita|Catlin Coulter|p. 31}}.</ref> Tuttavia la ''[[contaminatio]]'' tipica di Plauto può aver modificato l'originale per motivi narrativi, per esempio per delineare nelle menti degli ascoltatori un oriente misterioso e ricco.<ref name=B263/> Anche la caratteristica del parassita-filosofo smentisce il Wilamowitz, in quanto caratteristica della [[commedia Nuova]].<ref>{{cita|Pasetti|p. 3}}.</ref> ▼
▲Come quasi ogni commedia plautina, nonostante ci siano dei problemi riguardo all'identificazione della data di stesura del testo, si ipotizza che ciò sia avvenuto intorno al [[
▲Basandosi su un punto in cui i Persiani vengono descritti come conquistatori, alcuni filologi come il [[Wilamowitz]] hanno pensato che l'originale greco da cui trasse ispirazione Plauto risalga ad un periodo anteriore all'avvento di [[Alessandro Magno]]<ref name=B263/> e appartenga alla [[commedia di mezzo]] greca, dal momento che per un greco dell'età ellenistica non era verosimile sentir parlare di una Persia ancora dominatrice, dopo la sua sconfitta da parte di Alessandro Magno.<ref>{{cita|
==Personaggi==
===Tossilo=== Tossilo è sia il ''[[servus callidus]]'', sia il giovane innamorato della commedia, cosa che suscitava nel pubblico romano divertimento e coinvolgimento.<ref name=B258>{{ Alcuni studiosi hanno identificato Tossilo come la controfigura di Plauto stesso: come il secondo scrisse la commedia, Tossilo mette in piedi la sceneggiata per truffare il lenone allo stesso modo del commediografo. Tuttavia Tossilo fa questo per improvvisazione, riflettendo il teatro romano arcaico (ad esempio le [[Atellana|Atellane]]), mentre Plauto trae spunto dagli elaborati modelli ellenistici.<ref>{{cita|Marshall|pp. 106-107}}.</ref>
===Lemniselene===
===Dordalo===
===Sagaristione===
===Saturione===
===Figlia di Saturione===
===Sofoclidisca===
===Pegnio===
==Trama==
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Nella prima scena Tossilo intavola il suo monologo affermando la sua difficoltà, che è d'altronde comune a tutti, nell'affrontare l'amore senza denaro.
Nella seconda scena Sagaristione incontra l'amico Tossilo dopo aver messo in scena una serie di battute "a specchio": come evidenzia Marshall, prima che i due comincino a parlare direttamente tra di essi c'è uno scambio di battute della stessa lunghezza e dello stesso significato pronunciate prima dall'uno e poi dall'altro, a creare un effetto comico.<ref>{{cita|Marshall|p. 101}}.</ref> I due iniziano a scambiarsi alcune domande sul loro stato: Sagaristione racconta la sua difficile situazione di schiavo, spesso percosso dal padrone, mentre Tossilo dice di soffrire per il suo difficile amore: deve trovare il modo di riscattare la sua amata, serva di un lenone, ma non ha i soldi per farlo. Il servo inserisce nel suo discorso molte figure retoriche, espressioni dotte e allusioni alla mitologia, creando un effetto comico per il pubblico, che trovava divertente che uno schiavo potesse giungere a simili raffinatezze.<ref name=B258
Nella terza scena viene presentato Saturione, il parassita, che, in un monologo, racconta la storia dei suoi antenati, parassiti come lui, assumendo toni che si avvicinano ad un ''elogium'' di una famiglia nobiliare, anzi addirittura attribuendo alla sua famiglia il [[cognomen]] "Cocciadura".<ref name=B259>{{cita|Bettini|p. 259}}.</ref> Dopo aver parlato in modo aulico dei suoi antenati, risalendo fino al quinquisnonno, generazione dopo la quale, nel periodo arcaico, si dissolvevano i vincoli di parentela e si poteva contrarre legalmente matrimonio,<ref name=B258/> Saturione si getta in una denuncia moralizzatrice contro i delatori,<ref name=B258/> individui che denunciavano per professione i cittadini, anche se innocenti, per poi incamerare parte della multa che i condannati dovevano versare.<ref name=B259/>
Nella quarta scena Tossilo attira Saturione, desideroso di cibo gratuito, ingannandolo con la promessa di un pranzo succulento. Il parassita si avvicina pieno di interesse, simboleggiando metaforicamente i clienti che il mattino si recavano ossequiosi dal loro patrono.<ref name=B259/> Segue un elenco di raccomandazioni da parte di Saturione su come preparare alcuni piatti, il che dimostra la perizia culinaria del parassita. Tossilo riesce a trattenere Saturione dalla furia di mangiare, chiedendogli del denaro per riscattare l'amata, ma quello dice di non averlo. Così Tossilo gli chiede di prestargli sua figlia per "venderla" al lenone travestendola da persiana e spacciandola per una prigioniera di guerra. Saturione in un primo momento è titubante, ma poi, messo alle strette, dice che è disposto anche a vendere sé stesso, ma con la pancia piena. Tossilo allora istruisce il parassita su come organizzare la messinscena, dicendogli di procurarsi i vestiti orientalizzanti dagli edili: qui la finzione scenica viene rotta, in quanto si fa riferimento agli edili che organizzavano gli spettacoli teatrali.<ref name=B260>{{cita|Bettini|p. 260}}.</ref>
===Atto II (vv. 168-328)===
La prima scena inizia con Sofoclidisca, l'ancella di Lemniselene, che rassicura la padrona sulla sua preparazione circa la messinscena per liberarla. Quindi Sofoclidisca si allontana per andare a parlare con Tossilo riguardo
[[File:Vagrant musicians MAN Napoli Inv9985.jpg|thumb|left|Mosaico romano con musici ambulanti in una commedia, conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli]]
Nella seconda scena si verifica tra Tossilo e il giovane Pegnio quello che era accaduto nella prima tra Lemniselene e la sua ancella: Tossilo fa delle continue raccomandazioni al ragazzo, che controbatte umoristicamente fino a quando Tossilo lo mette a tacere con una battuta oscena che allude all'usanza, impedita invero dalla legge romana, di costringere gli schiavi all'atto sessuale con i padroni. A questa insinuazione Pegnio risponde alludendo a sua volta a questa pratica e condannandola.<ref>{{cita|Bettini|pp. 260-261}}.</ref> A quel punto Tossilo rientra, mentre Sofoclidisca, mandata da Lemniselene dall'innamorato, si avvicina e incontra Pegnio, che si sta dirigendo dalla parte opposta.
Nella terza scena Sagaristione, con un'elaborata ed altisonante preghiera, ringrazia Giove per essere riuscito a racimolare i soldi necessari, sottraendoli al padrone che lo aveva mandato ad acquistare dei buoi al mercato. Lo schiavo si dimostra disposto ad essere percosso pur di accontentare l'amico.
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===Atto III (vv. 329-448)===
Nella prima scena Saturione spiega alla figlia la messinscena; questa, tuttavia, si mostra riluttante e desiderosa di mantenere alto il suo onore, pur nella povertà in cui vive. In questo modo ella si presenta come saggia e morale, anche se, al momento della compravendita di sé stessa, si svela molto abile nel recitare e nell'ingannare il lenone.<ref name=B262/> Saturione cerca di convincere la figlia, timorosa che la sua cattiva fama si diffonda e impedisca il suo matrimonio, ma accetta quando il padre
La seconda scena è un breve monologo di Dordalo che si chiede come abbia intenzione di fare Tossilo a racimolare i soldi per riscattare Lemniselene.
Nella terza scena si assiste ad una nutrita gara d'insulti tra Tossilo e Dordalo. Il primo apostrofa il secondo alludendo al sudiciume e all'ingordigia dell'avversario, mentre il secondo insulta lo schiavo sottolineando la sua situazione servile. Durante questo scambio di battute Tossilo "gioca" con la borsa contenente i soldi, porgendola al lenone e subito ritraendola. In quest'azione si mette in evidenza l'avidità di Dordalo, che, una volta presi i soldi, si dimostra diffidente. Anche questa scena presenta delle battute speculari, in questo caso costituite dagli insulti.<ref name=M103/>
===Atto IV (vv. 449-752)===
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La terza scena inizia con un monologo di Dordalo, che è felice per il guadagno procuratogli dalla vendita di Lemniselene. Il lenone ripete continuamente la formula "ho fiducia", che nello spettatore, informato dai fatti e del raggiro ordito da Tossilo, provocava divertimento.<ref name=B263>{{cita|Bettini|p. 263}}.</ref> Tossilo, incontratolo, si assicura che l'amata sia finalmente una cittadina libera; una volta accertatosi di ciò, propone un buon affare al lenone, in modo che "si ricordi di lui per tutta la vita" (ovviamente lo spettatore era a conoscenza del doppio senso di tale frase).<ref name=B263/> Tossilo afferma di aver ricevuto dal suo padrone, in viaggio per affari, delle tavolette in cui si presentava un mercante persiano giunto ad Atene per vendere una prigioniera di guerra al lenone come prostituta. All'inizio Dordalo si mostra riluttante alla proposta, dato che, in quanto "merce rubata", la fanciulla avrebbe potuto essere rivendicata legalmente dal padre, qualora fosse giunto fino ad Atene, che avrebbe potuto riaverla danneggiando il lenone.<ref name=B263/> Tossilo però riesce a convincerlo a valutare la bellezza della schiava per decidere se acquistarla o meno.
Nella quarta scena Sagaristione, che recita la parte del persiano, parla con la fanciulla, la finta prigioniera, che dimostra di essere molto istruita (qualità gradita al lenone). Tossilo riesce a persuadere sempre più Dordalo a comprare la schiava, prefigurandogli gli immensi guadagni futuri derivati da quell'acquisto, mentre Sagaristione gli mette fretta nel concludere l'affare convincendolo definitivamente. Prima di stabilire il prezzo Dordalo, su consiglio di Tossilo, chiede alla ragazza le sue origini e la sua storia, e questa risponde interpretando abilmente la parte, cosa che stupisce lo stesso Tossilo, rompendo palesemente in quest'unico punto la sua funzione di personaggio tragico:<ref name=H32>{{cita|Hardy|p. 32}}.</ref> la fanciulla dice di chiamarsi Lucride (nome evidentemente legato alla truffa, in quanto significa "Guadagnella")<ref>{{cita|Bettini|p. 218}}.</ref> e di essere di nobile stirpe. Tossilo vuole che questo colloquio non venga sentito dal finto persiano per far credere al lenone di sapere delle informazioni che avrebbero accresciuto il valore della ragazza senza che il mercante lo sapesse.<ref>{{cita|Lowe|p. 393}}.</ref> Con abili giri di parole evita di dire la sua patria natale e il nome di suo padre, affermando solo che era benvoluto da tutti e che avrebbe trovato il modo per riscattarla con denaro; in questo scambio di battute alcuni studiosi hanno colto una disobbedienza da parte della ragazza agli ordini di Tossilo per dare risposte meno sicure ma più aderenti alla realtà, in modo da non mentire<ref name=H32/> e attenersi ai suoi valori morali
Nella quinta scena Tossilo si complimenta con la ragazza per la perizia nella recitazione; quindi dà ordine a Sagaristione di tornare subito di nascosto a casa di Tossilo, una volta ricevuti i soldi, che probabilmente, data l'eccitazione del servo, erano molto di più di quanti aveva speso per il riscatto di Lemniselene<ref name=B264>{{cita|Bettini|p. 264}}.</ref> e sarebbero serviti per pagare il banchetto finale.<ref name=H25>{{cita|Hardy|p. 25}}.</ref>
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Nella sesta scena Dordalo consegna il denaro a Sagaristione ma si trattiene due soldi, cioè il valore della borsa, mettendo in evidenza la sua avarizia. Quindi il finto persiano afferma di voler cercare suo fratello, schiavo nella città, per riscattarlo: al che Dordalo gli chiede il suo nome e, con astuzia, Sagaristione risponde con un [[#Espedienti comici|falso nome]] che racchiude in sé tutto il senso della commedia.
Nella settima scena Tossilo si congratula con Dordalo per il buon affare, ed il lenone lo ringrazia per averlo aiutato. Il servo si lascia scappare un "Aiutarti, io?", mettendo di nuovo a repentaglio la riuscita dell'imbroglio, ma riesce a non farsi scoprire. Approfittando di un momento in cui il lenone torna in casa, Tossilo richiama Saturione, padre della ragazza, perché venisse a reclamarla; quindi gli dà le indicazioni per agire. A questo punto i codici tràditi si dividono in due: alcuni inseriscono un verso, secondo cui Saturione avrebbe dovuto parlare mentre Tossilo sta conversando con Dordalo; altri invece non lo tramandano, cosicché Saturione avrebbe dovuto entrare in azione solo quando Tossilo si fosse allontanato. Probabilmente hanno ragione i secondi, in quanto sarebbe stato sciocco che Tossilo si fosse fatto trovare a portata del lenone mentre Saturione andava a riprendersi la figlia.<ref>{{cita|Bettini|p. 231}}.</ref> Anche questa scena venne modificata da Plauto rispetto all'originale, in quanto vi vengono richiesti quattro attori, anche se non tutti parlanti nello stesso tempo.<ref name="cita-Lowe-p398">{{cita|Lowe|p. 398}}.</ref>
Nell'ottava scena Dordalo torna da Tossilo, che era rimasto ad aspettarlo; quindi lo schiavo se ne torna a casa per incontrare Lemniselene.
Nella nona scena Saturione reclama la ragazza, come da accordi con Tossilo, minacciando di portare Dordalo in tribunale addirittura senza testimoni. Nel dire ciò Saturione utilizza una formula tipica che veniva usata nel citare qualcuno davanti ai giudici (''Ego te in ius invoco'', "Io ti cito in tribunale").<ref>{{cita|Bettini|p. 232}}.</ref> Anche questa scena probabilmente venne ampliata da Plauto, che inserì il pianto del lenone per accentuarne la comicità.<ref
===Atto V (vv. 753-858)===
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==Argumentum==
Come in diciotto tra le commedie di Plauto, anche questa presenta un ''argumentum'' acrostico in versi, per riassumere la trama. Le iniziali di ogni verso costituiscono il titolo della commedia. Gli ''argumenta'' delle commedie in realtà non sono stati creati da Plauto, bensì da [[Aurelio Opillo]], vissuto in età
{{
'''E''' s'adopera perché il lenone le restituisca la libertà.<br />
'''R'''ifila per giunta a costui l'idea di comprare da un pirata una verginella da questo rapita,<br />
'''S'''ubornando la figlia del suo parassita perché reciti questa parte.<br />
'''A'''lla fine, sbronzandosi, sbeffeggia Dordalo caduto nella pania<ref name="cita
|'''P'''rofecto domino suos amores Toxilus
'''E'''mit atque curat leno ut emittat manu;
'''R'''aptamque vi emere de praedone virginem
'''S'''ubornata suadet sui parasiti filia,<br />
'''A'''tque ita intricatum ludit potans Dordalum.|
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==Espedienti comici==
*La comicità della commedia deriva innanzitutto dal fatto che è incentrata completamente sulla cerchia degli schiavi, che si beffano del lenone e che provano sentimenti come tutti gli altri personaggi.<ref name=B258/> Inoltre si assiste a numerose inversioni di ruoli: il lenone, unico cittadino libero e indipendente, è un personaggio negativo; Tossilo, uno schiavo, è il difensore della libertà; Saturione offre sua figlia, libera, per essere venduta come schiava.<ref name=GG1/>
*Altri elementi comici derivano dal linguaggio volgare utilizzato da alcuni personaggi della commedia: nel seguente passo, estrapolato dal dialogo iniziale tra Tossilo e Dordalo, lo schiavo insulta il lenone usando espressioni legate al linguaggio escrementizio e "basso". Alcuni studiosi hanno giustificato questi termini facendoli rientrare nella dimensione carnevalesca della commedia plautina, in cui avviene un rovesciamento della situazione comune (l'alto con il basso): la gara d'insulti qui riportata, come tutte le altre presenti in Plauto, ha una funzione liberatoria e fecondante e ricorda agli uomini il loro legame con il mondo fisico.<ref>{{cita|Bettini|p. 23}}.</ref>
:In questi versi è riportato un dialogo polemico tra Pegnio e Sagaristione, nel quale il servetto chiama l'altro "fiacca-fruste" (letteralmente: "colui che logora gli olmi", piante dalle quali si ricavavano le verghe):<ref name=B184>{{cita|Bettini|p. 184}}.</ref> in Plauto è presente spesso lo spettro delle percosse e della morte, usato probabilmente con funzione burlesca e [[apotropaica]] e con la funzione di ricordare all'uomo la sua bassa condizione.<ref>{{cita|Bettini|p. 24}}.</ref>
*Espedienti comici si ritrovano anche nell'inganno nei confronti di Dordalo. Ad un certo punto, quando il lenone chiede il nome del finto persiano, questo gli risponde con delle battute in cui Plauto ha voluto riassumere tutta la trama della commedia con uno dei suoi migliori pezzi teatrali.<ref name=B264/>
*La commedia presenta un fenomeno chiamato da alcuni studiosi "degli specchi infranti": per aumentare la comicità, Plauto inserì in alcuni punti dei monologhi speculari tra due personaggi ai due lati della scena.<ref>{{cita|Marshall|pp. 100-109}}.</ref> Le scene con questa caratteristica sono la seconda dell'atto I tra Tossilo e Sagaristione, la seconda dell'atto II tra Pegnio e Sofoclidisca e la terza dell'atto III, nella gara d'insulti tra Dordalo e Tossilo.
*Infine, la comicità deriva dalla scena finale, nella quale un ragazzetto giovanissimo, Pegnio, si beffa del lenone, deridendolo e schernendolo, dandogli schiaffi su tutte le parti del corpo e bastonandolo.▼
*Un altro espediente comico nella commedia è lo scambio di ruoli nei personaggi: quasi tutti, nel ''Persa'', si comportano solo in parte secondo lo stereotipo che li caratterizza, mentre tendono ad assumere le sembianze di un altro stereotipo ancora, il più delle volte appartenente ad un livello sociale più alto. Due esempi sono costituiti da Tossilo, che è ''servus callidus'' ma si comporta come un giovane innamorato, e Pegnio, che da ''servus currens'' si trasforma in ''servus callidus''.<ref name=GG1/>
▲*Infine, la comicità deriva dalla scena finale, nella quale un ragazzetto giovanissimo, Pegnio, si beffa del lenone, deridendolo e schernendolo, dandogli schiaffi su tutte le parti del corpo e bastonandolo. Questa scena chiude la commedia con un rovesciamento della situazione reale: dei servi che festeggiano in assenza del padrone e che si prendono la libertà di umiliare un uomo libero.<ref>{{cita|Gellar-Goad|p. 2}}.</ref>
==Metateatro==
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Nel passo che segue Tossilo dà a Saturione le disposizioni sull'abbigliamento di sua figlia per la riuscita del piano. Quando il secondo gli chiede dove andare a prendere i vestiti, Tossilo rompe la finzione scenica dicendogli di prenderli dall'impresario teatrale, a cui gli [[Edile (storia romana)|edili]], i magistrati incaricati dell'organizzazione degli spettacoli teatrali, avevano appaltato la fornitura.<ref name=B260/>
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Alla fine della commedia, durante il banchetto finale in cui Dordalo viene preso in giro e picchiato, l'illusione scenica viene rotta varie volte: due di queste rappresentano il momento in cui Dordalo, rivolto al pubblico, chiede il suo parere riguardo al suo trattamento e la conclusione di Tossilo, che, rivolto agli spettatori, li saluta sancendo la sua vittoria sul lenone.
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{{
==Note==
==Bibliografia==
*{{cita pubblicazione|cognome=Armeling|nome=Carl Elmer|url=https://archive.org/details/parasiteasportra00arme|titolo=The parasite as portrayed by Plautus: a study of Menaechmi, Miles Gloriosus, Captivi, Stichus, Curculio, Persa, Bacchides, Asinaria|anno=1908|lingua=en|cid=Armeling}}
*{{cita libro|nome=Cornelia Catlin|cognome=Coulter|anno=1911|editore=J.H. Furst company|città=Baltimora|cid=Coulter|lingua=en|titolo=Retractatio in the Ambrosian and Palatine recensions of Plautus; a study of the Persa, Poenulus, Pseudolus, Stichus and Trinummus|url=https://archive.org/details/retractatioinamb00coul}}
*{{cita pubblicazione|nome=Michael|cognome=Fontaine|cid=Fontaine|titolo=Tale padre, tale figlia? Alcune ambiguità nel Persa|url=https://www.academia.edu/346324/Preprint_of_Tale_padre_tale_figlia_Alcune_ambiguit%C3%A0_nel_Persa_}}
*{{cita pubblicazione|cognome=Hardy|nome=Clara Shaw|lingua=en|titolo=The Parasite's Daughter: Metatheatrical Costuming in Plautus' "Persa"|rivista=The Classical World|data=autunno 2005|volume=99|numero=1|pp=25-33|editore=The Johns Hopkins University Press|cid=Hardy|url=http://www.jstor.org/stable/4353007}}▼
*{{cita pubblicazione|nome=
▲*{{cita pubblicazione|cognome=Hardy|nome=Clara Shaw|lingua=en|titolo=The Parasite's Daughter: Metatheatrical Costuming in Plautus' "Persa"|rivista=The Classical World|data=autunno 2005|volume=99|numero=1|pp=25-33|editore=The Johns Hopkins University Press|cid=Hardy|url=
*{{cita pubblicazione|url=http://www.rhm.uni-koeln.de/127/Hughes.pdf|titolo=The character of Paegnium in Plautus's Persa|nome=Douglas|cognome=Hughes|cid=Hughes|rivista=Rheinisches Museum für Philologie|anno=1984|editore=J.D. Sauerländers Verlag|lingua=en|formato=PDF}}
*{{cita pubblicazione|nome=J. B. C.|cognome=Lowe|titolo=The Virgo Callida of Plautus, Persa|cid=Lowe|rivista=The Classical Quarterly, New Series|anno=1989|volume=39|numero=2|url=https://www.jstor.org/stable/639381|lingua=en|editore=Cambridge University Press|pp=390-399}}
*{{cita pubblicazione|nome=Christopher Warren|cognome=Marshall|titolo=Shattered Mirrors and Breaking Class: Saturio's daughter in Plautus' Persa|editore=Memorial University of Newfoundland|lingua=en|url=https://www.academia.edu/4976096/Shattered_Mirrors_and_Breaking_Class_Saturios_Daughter_in_Plautus_Persa|cid=Marshall}}
*{{cita libro|autore=Tito Maccio Plauto|titolo=Mostellaria-Persa|curatore=Maurizio Bettini|città=Cles|editore=Mondadori|anno=1989|isbn=9788804347453|cid=Bettini}}
*{{cita libro|autore=Tito Maccio Plauto|curatore=Wolfgang De Melo|cid=De Melo|titolo=The Merchant. The Braggart Soldier. The Ghost. The Persian|lingua=en|editore=Harvard University Press|città=Cambridge, Massachusetts, Londra|anno=2011}}
*{{cita libro|cognome=Paratore|nome=Ettore|titolo=Plauto, le commedie, Persa, Poenulus, Pseudolus|editore=Grandi Tascabili Economici Newton|cid=Paratore}}
*{{cita pubblicazione|url=http://amsacta.unibo.it/2901/1/Persa_Pasetti.pdf|formato=PDF|nome=Lucia|cognome=Pasetti|titolo=Intellettuali nel Persa? Il parassita, sua figlia, e la "filosofia da commedia"|città=Bologna|cid=Pasetti}}
*{{cita pubblicazione|url=http://www.vroma.org/~araia/plautinewomen.html|titolo=Women's roles in Plautine comedy|lingua=en|nome=Ann R.|cognome=Raia|cid=Raia|data=1º ottobre 1983|urlmorto=sì}}
==Voci correlate==
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*[[Teatro latino]]
*[[Commedia]]
== Altri progetti ==
{{
{{Controllo di autorità}}
{{portale|Antica Roma|Lingua latina|teatro}}
[[Categoria:Opere teatrali ambientate ad Atene]]
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