Filologia romanza: differenze tra le versioni

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Sicuramente la padronanza completa, passiva e attiva, di tutte le lingue romanze è impossibile da raggiungere per un solo filologo, ma ciò che più importa è che tale padronanza completa sia raggiunta almeno a livello collettivo grazie alla ricerca. Il singolo romanista deve invece concentrarsi su una precisa area linguistica romanza e da qui espandere la propria indagine al "carattere romanzo" comune alle lingue romanze.
 
È comunque importante per lo studio specifico di una lingua romanza la conoscenza di almeno un'altra lingua che ha fatto parte dell'ambiente linguistico di essa: così l’[[Ispanistica|ispanista]] dovrà conoscere anche l’[[Lingua araba|arabo]] e il [[Lingua basca|basco]], l’[[Italianistica|italianista]] dovrà conoscere l’[[Lingua etrusca|etrusco]], l’[[Lingue osco-umbre|osco-umbro]], il [[Lingua greca antica|greco antico]] e [[Lingua greca moderna|moderno]], chi studia il [[Lingue galloromanze|galloromanzo]] dovrà attenzionareesaminare anche le [[lingue celtiche]] (in particolare il [[Lingua gallica|gallico]]), chi sceglie il [[Lingua romena|romeno]] dovrà studiare l’[[Lingua albanese|albanese]]. Ma oltre al settore ambientale linguistico, per lo studio della lingua di sua competenza il filologo deve porre attenzione anche all’ambiente culturale di essa, e in particolare: al folklore primitivo (che si può riscontrare nei dialetti parlati ancora oggi e nelle comunità quali i pastori), alla cultura “profana” (e quindi alla storia di quell’area linguistica con la conoscenza delle sue strutture sociali ed economiche, delle sue arti meccaniche e liberali, della filosofia e della letteratura) e alla [[Cristianesimo|cultura cristiana]] (con lo studio della [[patrologia]], della filologia mediolatina e della [[Medievistica|medievalistica romanza]]).
 
== Storia della filologia romanza ==
La filologia romanza studia le lingue e le letterature romanze o neolatine. Sebbene questa materia, a differenza della linguistica romanza, persegua soprattutto l’analisi dei testi letterari, essa non può prescindere dall’indagine linguistica.
[[File:Franz Gareis Portrait Friedrich Schlegel.jpg|miniatura|[[Friedrich Schlegel]], fra i fondatori del [[Romanticismo]]]]
La filologia come disciplina a sé stante nasce in particolare nel [[XVIII secolo]] grazie al movimento culturale del [[Romanticismo]], e dunque in [[Germania]]. Padri fondatori della materia sono considerati, insieme a [[François Just Marie Raynouard|François Raynouard]] sul quale ci si soffermerà in seguito, i fratelli [[Friedrich Schlegel|Friedrich]] ([[1772]]-[[1829]]) e Wilhelm ([[1767]]-[[1845]]) Schlegel, e [[Franz Bopp]] ([[1791]]-[[1867]]), le cui idee ebbero un potente influsso in tutti i Paesi (prima fra tutti la Francia con gli studi di [[Claude Fauriel]] sulla poesia popolare e [[Trovatore|trobadorica]], sull’epica medievale francese e sulla [[cavalleria]]). I primi studiarono i rapporti che intercorrono fra il greco, il latino e il [[Lingue germaniche|germanico]], classificando gli idiomi secondo il loro [[Morfologia (linguistica)|sistema morfologico]] (da loro la classificazione di [[Lingua isolante|lingue isolanti]], [[Lingua agglutinante|agglutinanti]] e [[Lingua flessiva|flessive]]). Bopp fece invece una [[Genealogia|classificazione genealogica]], considerando affini le lingue derivanti da un idioma unico. E come le lingue indoeuropee sono affini perché continuazione di una lingua più antica, non attestata (appunto l’[[Lingua protoindoeuropea|indoeuropeo]]), così le lingue romanze lo sono fra di loro in quanto continuazione del latino.
 
I fratelli Schlegel e Bopp ebbero comunque secoli di indagini linguistiche a loro precedenti, che in qualche modo contribuirono alla nascita della filologia vera e propria.
 
=== Da Dante ai primi vocabolari ===
Già [[Dante Alighieri]] nel ''[[De vulgari eloquentia]]'' aveva osservato una certa affinità fra [[lingue romanze occidentali]] (le aveva classificate in lingue del [[Europa settentrionale|Nord Europa]], [[Europa orientale|orientali]] e [[Europa meridionale|meridionali]]), ma per lui il latino restava una lingua artificiale, creata ''ex novo'' per le Lettere, grazie al consenso dei più. Lingue quali lo spagnolo, il provenzale, il francese e l’italiano sarebbero state invece la corruzione di un altro idioma ignoto. Questa concezione scomparve solo nel Rinascimento grazie ai grandi studi umanistici, e soprattutto grazie a [[Poggio Bracciolini]] ([[1380]]-[[1459]]) che vide il latino come una lingua non artificiale. È questo il periodo dei primi [[Dizionario|vocabolari]] e dei primi saggi sulla lingua: si ricordino in tutta [[Europa]] gli studi di [[Antonio de Nebrija]] ([[1446]]-[[1522]]) con il ''Vocabulario español-latino'', di [[Pietro Bembo]] ([[1470]]-[[1547]]) con le ''[[Prose nelle quali si ragiona della volgar lingua|Prose della volgar lingua]]'', di Charles Du Cange ([[1610]]-[[1688]]) con il ''Glossarium mediae et infimae latinitatis'', di [[Gilles Ménage]] ([[1613]]-[[1692]]) con le ''Origini'' della lingua francese e della lingua italiana, di Gregorio Mayans y Siscar ([[1699]]-[[1781]]) con le ''Orígenes de la lengua española'', e di molti altri.
 
In particolare, nel [[1798]] fu pubblicata la quinta edizione del ''[[Dictionnaire de l'Académie française|Dizionario dell’Accademia Francese]]'', a cura del già citato François Raynouard. Sebbene non ritenesse le lingue che noi oggi sappiamo romanze come discendenti del latino, questi si rese comunque conto di importanti fenomeni di evoluzione (ad esempio la natura del futuro ''habeo'') e studiò inoltre a fondo il [[Lingua occitana antica|provenzale]], pubblicando un’antologia di testi e un vocabolario. Il lavoro di Bopp fu invece ereditato da [[Friedrich Christian Diez|Friedrich Diez]] ([[1794]]-[[1876]]), che con la ''Grammatica'' e il ''Dizionario etimologico'' delle lingue romanze pose non soltanto le basi della linguistica romanza come disciplina storica, ma anche della filologia romanza, ripercorrendo la storia letteraria in particolare degli idiomi spagnoli e provenzali.
 
I primi esempi di metodo filologico severo vengono però dalla [[filologia classica]] e dalle prime “edizioni critiche”, soprattutto quelle di [[Karl Lachmann]] ([[1793]]-[[1851]]), e dalla filologia classica il metodo dell’edizione critica passò alla [[filologia germanica]] e alla filologia romanza.
 
=== La dialettologia ===
{{Vedi anche|Dialettologia|Neogrammatici|Teoria delle onde}}
[[File:Johannes Schmidt by Emil Teschendorff.jpg|miniatura|[[Johannes Schmidt]], autore della [[teoria delle onde]]]]
A cavallo tra [[XVIII secolo|Settecento]] e [[XIX secolo|Ottocento]] nacque poi la [[dialettologia]], e in Italia grazie a [[Graziadio Isaia Ascoli]] ([[1829]]-[[1907]]) con i ''Saggi ladini''. Questo settore della linguistica è di straordinaria importanza per “l’osservazione diretta dei fenomeni linguistici, applicata alla lingua viva” che ci può dire con sicurezza come si sono svolte le modificazioni di ogni genere nelle fasi anteriori di un idioma qualsiasi ([[Iorgu Iordan|I. Iordan]]). Le lingue erano ora viste come “organismi viventi”, tanto che si parlava della loro “vita”, della loro “nascita” e della loro “morte” (cfr. [[Arsène Darmesteter|A. Darmesteter]], [[William Dwight Whitney|W. D. Whitney]], [[Gaston Paris|G. Paris]]…), ma a questa ideologia si contrappose presto quella più razionale di [[August Schleicher]] ([[1821]]-[[1868]]), un [[Hegelismo|hegeliano]], e di altri suoi contemporanei che vi vedevano soltanto l’elemento fonetico, delle leggi che agivano ciecamente sulla loro evoluzione. Una posizione intermedia fu trovata dalla [[Neogrammatici|scuola neogrammatica]] (''junggrammatische Richtung''), che ammetteva da una parte l’ineccepibilità delle leggi fonetiche, dall’altra il fattore psichico individuale (l’analogia) come freno, ma che comunque ripiegava soprattutto sulle prime leggi. Una soluzione più moderata ed oggi accettabile fu data invece dai romanisti. [[Hugo Schuchardt]] ([[1842]]-[[1929]]) in particolare affermava nel suo ''Über die Lautgesetze. Gegen die Junggrammatiker'' [«Intorno alle leggi fonetiche. Contro i neogrammatici»] che nella lingua non vi possono essere leggi cieche come in natura, ma che le leggi fonetiche sono relative e condizionate dal tempo e dallo spazio. Scrisse inoltre che il concetto di “dialetto” è una nozione astratta, senza consistenza, perché in una stessa comunità linguistica si possono ritrovare varietà individuali infinite, che dipendono dall’età, dal sesso, dalla condizione sociale, ecc. (aveva insomma enucleato i concetti di [[Diatopia|varietà diatopiche]], [[Diastratia|diastratiche]], [[Diafasia|diafasiche]]).
 
Nel [[1872]] [[Johannes Schmidt]] ([[1843]]-[[1901]]) fece conoscere la sua [[teoria delle onde]], un principio di fondamentale importanza per le indagini filologiche successive. Secondo tale teoria infatti, le lingue sono come delle onde che si propagano da punti diversi ma "sbattono" le une contro le altre, influenzandosi a vicenda: i tratti comuni a due o più lingue sono direttamente proporzionali alla vicinanza tra loro.
 
=== La scuola di Vossler ===
{{Vedi anche|Idealismo|Estetismo}}
A cavallo tra [[XIX secolo|Ottocento]] e [[XX secolo|Novecento]] sorse invece la [[Idealismo|scuola idealistica]] ed [[Estetismo|estetica]] di [[Karl Vossler]] ([[1872]]-[[1949]]), che vedeva la lingua come espressione dell’anima dell’uomo, e la sua storia come la varietà di forme espressive (identificandola dunque nella [[Storia dell'arte|storia dell’arte]]): le parole sono dei simboli e ogni espressione linguistica ha carattere individuale, rendendo alogica la lingua. Soprattutto, ne ''La cultura della Francia vista nel suo sviluppo linguistico'' ([[1913]]), Vossler chiamò “spirito della lingua” le trasformazioni storiche di essa, e tracciò i rapporti fra l’evoluzione della lingua francese e quella della vita politica e letteraria della Francia.
 
=== La geografia linguistica ===
{{Vedi anche|Geografia linguistica}}
[[File:Arc en cielalf.JPG|miniatura|286x286px|Una pagina dell{{'}}''Atlas Linguistique de la France'' riportante le differenti pronunce dell'espressione «arc en ciel» nelle varie regioni francesi]]
Sempre in questo periodo si ricorda la nascita della [[geografia linguistica]] con Georg Wenker ([[1852]]-[[1911]]), che partendo dal proposito di fissare i confini geografici di ogni lingua si accorse tuttavia che i confini dei singoli dialetti procedevano in modo irregolare ed era impossibile tracciare delle linee nette: fra di essi infatti, oltre ad alcune differenze, possono anche esserci caratteri comuni, presentando grandi oscillazioni. I linguisti riuscirono comunque a suddividere geograficamente gli idiomi in generici blocchi e nel [[1881]] fu pubblicato il primo atlante moderno della lingua, l{{'}}''Atlas linguistique de la France'', per opera dello svizzero [[Jules Gilliéron]] ([[1854]]-[[1926]]). In Francia infatti i dialetti stavano dissolvendosi velocemente di fronte all’ascesa di una lingua nazionale, e la necessità di una loro raccolta sistematica era più che mai essenziale. E se l’opera di Wenker alla fine restò come una raccolta di materiali, quella di Gilliéron aveva presentato per la prima volta i materiali stessi in forma cartografica. Gilliéron pose inoltre in primo piano i concetti dell’“[[Omofonia (linguistica)|omofonia]]” e dell’“[[Paretimologia|etimologia popolare]]” affermando che alcuni lessemi si confondono per omofonia con altri lessemi di diverso significato (ad esempio in alcune regioni della Francia manca il verbo ''serrare'' nel senso di “chiudere” perché è invece usato il verbo omofono ''serrare'' nel senso di “segare”: nel Meridione infatti, dove era usata la falce dentata, era più utilizzato quest’ultimo termine). Si può allora concludere che la geografia linguistica ha dimostrato che non esistono limiti precisi fra dialetti, ma solo confini di singoli fatti linguistici; definire quindi un dialetto in base a una sola caratteristica è del tutto arbitrario.
 
Dopo Gilliéron, in tutta Europa furono redatti sempre più atlanti linguistici (si ricordi in Italia l{{'}}''[[Atlante linguistico italiano|Atlante Linguistico Italiano]]'' di [[Matteo Giulio Bartoli|Matteo Bartoli]], ripreso poi da [[Ugo Pellis]], Carlo Grassi, Michele Melillo, Giovanni Tropea e Temistocle Franceschi).
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=== ''Parole e Cose'' ed onomasiologia ===
{{Vedi anche|Onomasiologia}}
Altra importante teoria fu quella dell’indirizzo Parole e Cose (''Wörter und Sachen'') di [[Hugo Schuchardt]] e Rudolf Meringer, per cui il significato delle parole non può essere studiato basandosi soltanto sul puro materiale linguistico, ma la ricerca etimologica e semantica dev’essere affiancata dallo studio delle “cose”, dando così origine all’[[onomasiologia]]. [[Carlo Salvioni|Carlo Savioni]] ([[1858]]-[[1920]]) e Ernst Tappolet ([[1870]]-[[1939]]) vengono considerati i fondatori di quest'ultima indagine, ovvero lo studio dei concetti e degli oggetti in base al loro dominio linguistico. Prendendo ad esempio un concetto ''x'', si indaga su come il suo [[significato]] sia espresso attraverso i vari [[Significante|significanti]]. Si tratta al tempo stesso di [[Lessicologia|ricerche lessicologiche]], [[Semantica|semantiche]] e di geografia linguistica, che dimostrano come certi significati incidano sull’immaginario collettivo a prescindere dalla lontananza geografica di certi territori. Così la ricerca etimologica si trasforma in viva e completa storia della parola, non più ridotta esclusivamente alla [[fonetica]] e alla semantica.
 
Si è ad esempio notato come la pupilla dell’occhio sia chiamata in molti territori “perla dell’occhio” (''perla de l’očo'' a [[Venezia]], ''perle del voli'' a [[Udine]], ''perna'' a [[Cosenza]], ''mârdzeaua di ocliu'' in [[Lingua arumena|macedo-rumeno]], ''acu zîle'' in [[Lingua lettone|lettone]], ''kus-sərźi'' in [[Lingua ciuvascia|ciuvasso]], ''yen-čū'' in [[Lingua cinese|cinese]]).
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{{Vedi anche|Strutturalismo (linguistica)|Circolo linguistico di Praga|Distribuzionalismo|Linguistica strutturale}}
[[File:Ferdinand de Saussure by Jullien.png|miniatura|[[Ferdinand de Saussure]], fra i fondatori dello [[Strutturalismo (linguistica)|strutturalismo]]]]
Un pilastro della linguistica romanza contemporanea è senz’altro la scuola ginevrina di [[Ferdinand de Saussure]] ([[1875]]-[[1913]]). Lo studioso aveva tenuto tre corsi universitari di linguistica senza aver mai prodotto alcuna pubblicazione. A diffondere le sue idee furono i due allievi [[Charles Bally]] ([[1865]]-[[1947]]) e Albert Sechehaye ([[1870]]-[[1946]]) nel ''[[Corso di linguistica generale|Cours de linguistique générale]]'', in cui si ritrovano le famose nozioni di ''[[langue]]'' e ''[[Parole (linguistica)|parole]]'', di significato e significante, dell’[[Arbitrarietà|arbitrarietà del segno]] e degli assi diacronico e sincronico.
 
Punti di contatto con la scuola di Saussure li presentava il [[Circolo linguistico di Praga|Circolo di Praga]] (con [[Sergej Karcevskij]], [[Roman Jakobson|Romàn Jakobson]] e [[Nikolaj Sergeevič Trubeckoj]]), presso il quale nacque la [[fonologia]], disciplina che ha trovato seguaci anche in campo romanzo. Tale Circolo concepiva la lingua come un “sistema” che poteva studiarsi nel suo asse sincronico in quanto avente particolarità foniche distintive e nel suo asse diacronico in quanto anche l’evoluzione della lingua “dev’essere studiata in funzione del sistema all’interno del quale si verifica”. La [[Distribuzionalismo|linguistica americana]] ha particolarmente giovato della distinzione fra sincronia e diacronia, avendo necessità di studiare le lingue amerindie, idiomi totalmente privi di fasi antiche e spesso anche scritte, nel loro stato attuale, per come venivano comunicate oralmente dai parlanti.
 
Conseguenza diretta della scuola di Saussure e della fonologia di Praga fu poi la scuola di [[Copenaghen|Copenhagen]] che si occupò di “[[glossematica]]”, un campo della linguistica molto teorico e astratto, di grande complessità. I suoi princìpi furono semplificati e sintetizzati da diversi romanisti come Emilio Alarcos Llorach e Knud Togeby.
 
Per concludere, tutti questi aspetti più recenti della linguistica hanno dunque in comune la ricerca della “struttura” e, pur con le dovute differenze, possono riassumersi sotto il nome di [[linguistica strutturale]].
 
=== La filologia romanza in Italia dal Seicento in poi ===
Precursore in un certo senso della filologia tedesca fu in Italia [[Ludovico Antonio Muratori]] ([[1672]]-[[1750]]), che nelle ''Antiquitates Italicae Medii Aevi'' aveva dato alla luce la prima vera opera di filologia romanza comparsa in Europa. E sempre in Italia si ricorda [[Girolamo Tiraboschi]], che fra il [[1771]] e il [[1782]] aveva pubblicato la ''Storia della letteratura italiana''. Tuttavia il vero e proprio indirizzo filologico tedesco giunse nel nostro Paese con molto ritardo, e i primi studiosi accusavano diverse manchevolezze (Tagliavini cita ad esempio [[Giovanni Calvani|Giovanni Galvani]]). E soltanto nell’anno accademico [[1873]]-[[1874|74]] furono create le prime cattedre di filologia romanza con il titolo di "Storia comparata delle [lingue e] letterature neolatine" (si ricordano alla [[Università degli Studi di Roma "La Sapienza"|Sapienza]] i filologi [[Ernesto Monaci]], [[Cesare De Lollis]], [[Giulio Bertoni]] e [[Angelo Monteverdi]]). Anche dalle cattedre di letteratura italiana tuttavia il metodo storico e comparativo si faceva strada attraverso gli insegnamenti di professori del calibro di [[Giosuè Carducci]]. Infine nacquero per ultime, nel [[1937]], le cattedre di "[[Storia della lingua italiana]]".
 
== Bibliografia ==
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*{{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://www.sifr.it|Società italiana di filologia romanza}}
* {{cita web|https://parli.seai.uniroma1.it|Prosopographical Atlas of Romance Literature}}
 
 
{{Filologia}}